Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La chimera
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Epodo

AL POETA GIULIO SALVADORI 100.

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AL POETA GIULIO SALVADORI 100.

[RILEGGENDO OMERO]

I

Son paghi i vóti miei. Divin custode

ondeggia innanzi a la mia porta il mare.

Canta grave e soave: il suo cantare

ha un’ignota virtù su l’uom che l’ode.

Qual gregge, con un lento digradare

scendon li olivi a le ricurve prode;

in su ’l meriggio la pia selva gode

le chiome ne la queta onda specchiare.

Son paghi, o amico, i vóti miei. Conviene

Omero ne’ giocondi ozi: non cede

pur la sua voce a ’l grande equoreo coro.

Quale il Sole per l’alte aure serene,

fulgido, lungo i liti Achille incede

ne la lorìca tutta quanta d’oro.

II

In vano, in van tra le colonne parie

de ’l mio sogno di lusso e di piacere

le bellissime forme statuarie

ridon pur sempre. — O sacre primavere

de l’arte antica, o grandi e solitarie

selve di carmi ove raggianti a schiere

passan li eroi, ne l’arida barbarie

de l’evo or chiedo splendami a ’l pensiere

la vostra luce! — Troppo in un malsano

artifizio di suoni io perseguii

a lungo de l’amor le larve infide.

Ora un lucido senso alto ed umano

me invade, poi che novamente udii

cozzar ne ’l verso l’armi de ’l Pelide.



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