Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La città morta
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ATTO PRIMO

SCENA QUARTA

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SCENA QUARTA

 

Entra Alessandro per la prima porta a destra, portando fra le mani un fascio di fiori selvaggi, un poco ansante e acceso. Egli si sofferma vedendo Bianca Maria in quell'aspetto, e il suo turbamento è manifesto

 

Anna, con la voce ridivenuta calma e dolce.

 

Di dove vieni, Alessandro? Ti abbiamo aspettato lungamente. Bianca Maria guardava dalla finestra la via di Argo per scoprire il tuo cavallo; ma tu non apparivi. Di dove vieni?

 

Alessandro, con una voce limpida e vivida, con modulazioni semplici e sobrie che rilevano la forza di un sentimento spontaneo e profondo in tutte le cose ch'egli dice.

 

Ho cavalcato per le campagne, alla ventura. Ho attraversato l'Inaco che non ha una stilla d'acqua. Tutte le campagne sono coperte di piccoli fiori selvaggi che muoiono; e il canto delle allodole riempie tutto il cielo. Ah che meraviglia! Non avevo mai udito un canto così impetuoso. Migliaia di allodole, una moltitudine senza numero.... Balzavano da ogni parte, si scagliavano verso il cielo con la veemenza delle fionde, parevano folli, si perdevano nella luce senza più riapparire, quasi le consumasse il canto o le divorasse il sole.... Una è caduta all'improvviso ai piedi del mio cavallo, pesante come una pietra, ed è rimasta , morta, fulminata dalla sua ebrezza, per aver cantato con troppa gioia. L'ho raccolta. Eccola.

 

Anna, tendendo la mano verso di lui per prendere l'allodola.

 

Ah, è tiepida ancóra. Com'è molle e delicata la sua gola! Cantava, dianzi.... Guardate, Bianca Maria.

 

Bianca Maria si accosta con timidezza, nella confusione delle sue chiome.

 

Voi tremate.... Ella è vergognosa dei suoi capelli, Alessandro. Ella m'era seduta accanto, dianzi, quando si sono sciolti sotto le mie mani e a un tratto mi hanno inondata.... Un prodigio! Ella dev'esserne tutta coperta. Tu la vedi, tu la vedi! Siete nel sole, Bianca Maria? Dàlle i tuoi fiori, Alessandro, dàlle i tuoi fiori.

 

Bianca Maria fa l'atto di raccogliere i capelli e di torcerli su la nuca vivacemente.

Alessandro attonito e perplesso, ma sorridendo, si avanza verso la fanciulla.

 

Prendete questi fiori, Bianca Maria.

 

Bianca Maria tende le mani, dopo aver raccolti in confuso i capelli, e si discopre il viso su cui appaiono ancora le tracce delle lacrime.

 

Avete pianto?

 

Anna.

 

Ella mi leggeva l'Antigone. D'un tratto, la pietà l'ha vinta....

 

Alessandro.

 

Avete pianto per Antigone!

 

Anna.

 

Ella era sui gradini della loggia, vedeva i turbini di polvere levarsi dall'Agora; e il pensiero del fratello l'angosciava....

 

Alessandro.

 

Voi leggevate il racconto del custode.... Non è mai tanto bella Antigone come sotto quella tempesta di polvere infiammata, nella pianura arida, mentre urla e impreca, sul cadavere nudo del fratello. È vero? Seduti su la collina, contro il vento, per fuggire l'odore del corpo putrefatto, i custodi aspettano con gli occhi chiusi che passi la tempesta accecante; ed ella, imperterrita in mezzo a quel fuoco atroce, raccoglie a piene mani la polvere e la versa sul cadavere.... Ah sempre così io la vedo! Ella non è così bella e grande quando conduce per la mano Edipo o quando va al supplizio. È vero? Avrei voluto essere qui mentre leggevate, Bianca Maria. Non vi ho mai udita leggere.

 

Anna.

 

Perchè non leggete ancora qualche pagina?

 

Bianca Maria.

 

Non ho il libro.

 

Anna.

 

Lo avete lasciato sul davanzale della finestra?

 

Bianca Maria.

 

L'ho lasciato.... non so dove, Anna.

 

Alessandro.

 

Voi mi leggerete, un giorno.

 

Bianca Maria.

 

Quando vorrete, leggerò.

 

Alessandro.

 

Un giorno io vorrei udirvi leggere l'Elettra di Sofocle, all'ombra della Porta dei Leoni.

 

Anna.

 

Ah, l'invocazione alla luce!

 

Alessandro.

 

Un giorno vorrei udirvi leggere un mio poema.

 

Anna.

 

Quale dei tuoi poemi?

 

Alessandro, incerto.

 

Quale?

 

Una pausa. Giunge per la loggia aperta un clamore confuso. BIANCA MARIA sale rapidamente i gradini e guarda verso l'Acropoli.

 

Bianca Maria, animandosi.

 

Sono gli uomini nell'Agora. Gridano di gioia. Forse hanno scoperto un sepolcro; forse hanno trovato il Re.... Leonardo! Leonardo!

 

Alessandro, salendo verso di lei.

 

Vedete Leonardo?

 

Bianca Maria.

 

No, non lo vedo.... La polvere nasconde tutto; il vento è più forte. Egli dev'essere , in ginocchio, sotto la polvere.... Leonardo!

 

Alessandro.

 

La vostra voce non giunge sino a lui. Egli non può udirvi.

 

Bianca Maria.

 

Non gridano più. Ascoltate!

 

I capelli le cadono dalla nuca novamente disciolti.

 

Alessandro.

 

Non gridano più. Non si sente più nessun rumore.

 

Una pausa. I due rimangono per qualche attimo l'uno accanto all'altra, muti. Il vento spinge verso Alessandro i capelli di Bianca Maria.

 

Anna.

 

È strano questo silenzio.

 

I due discendono per i gradini, pensosi. All'improvviso, sentendosi tirare i capelli, Bianca Maria getta un piccolo grido. La cieca balza in piedi, tremando. L'allodola morta le cade dal grembo.

 

Alessandro!

 

Alessandro, tentando di ridere.

 

Non è nulla, Anna. Qualche capello di Bianca Maria s'è intricato nel castone del mio anello e s'è strappato.... Avete provato dolore?

 

Bianca Maria.

 

Oh, appena....

 

Deposti i fiori su un gradino, ella tenta ancora di frenare i capelli.

 

Alessandro.

 

Perdonatemi. Io non me n'era avveduto....

 

Anna, con semplicità, dissimulando.

 

Sono morbidi i capelli di Bianca Maria! Hai tu sentito, Alessandro? Io vorrei averli sempre fra le mie dita, come una filatrice.

 

Ella si accosta a Bianca Maria brancolando e si appoggia all'omero di lei, con un atto carezzevole.

 

Alessandro, tentando ancora di ridere.

 

Oh, io non ho osato di toccarli. Il vento li ha spinti verso di me. E la rapina è involontaria: alcuni fili di seta per legare insieme le pagine sparse....

 

Egli cerca di districare i capelli rimasti dal castone.

 

Ma sono inestricabili. Quali nodi sa comporre il Caso!

 

Bianca Maria, trasalendo.

 

Ascoltate!

 

Giunge un nuovo clamore.

 

Gridano ancóra.

 

Anna.

 

Qualche grande apparizione....

 

Alessandro.

 

Avete notato, Bianca Maria, come Leonardo era inquieto e ansioso, stamani? Pareva ch'egli escisse da una febbre notturna.... Forse egli era stato visitato in sogno dal "Re degli Uomini" e s'era svegliato con qualche gran presentimento. Non vi faceva pena l'ardore dei suoi occhi? Io non potevo guardarlo senza soffrire. Ho pensato lungamente a lui, per la campagna. Io speravo ch'egli volesse venir meco: avrebbe ascoltato il canto delle allodole, e raccolto qualche fiore con quelle sue dita che non conoscono se non le pietre e la polvere da troppo tempo. Ah, da troppo tempo egli si curva su la terra dura e grigia! Affascinato dai sepolcri egli ha dimenticato la bellezza del cielo. Bisogna che io lo strappi finalmente al maleficio....

 

Bianca Maria.

 

Voi solo potete farlo. Voi sapete quale sia il vostro potere su lui.

 

Anna, a bassa voce.

 

È malato; è molto malato.

 

Bianca Maria la guarda, con un sussulto, sbigottita, lasciando cadere il fascio dei fiori.

 

Alessandro.

 

Veramente in certe ore egli ha l'aspetto di un uomo colpito da un maleficio. Questa volta, la terra ch'egli fruga è maligna: sembra che debbano ancora escirne le esalazioni delle colpe mostruose. La maledizione che pesò su quegli Atridi era così truce che veramente sembra debba esserne rimasto qualche vestigio ancora temibile nella polvere che fu calpestata da loro. Io comprendo come Leonardo, che vive della più intensa vita interiore, ne sia turbato sino alla frenesìa. Io temo che i morti ch'egli cerca, e che non riesce a scoprire, si sieno rianimati dentro di lui violentemente e respirino dentro di lui col tremendo soffio a loro infuso da Eschilo, enormi e sanguinosi come gli sono apparsi nell'Orestiade, percossi senza tregua dal ferro e dalla face del loro Destino. Ah quante notti io l'ho veduto entrare nella mia stanza e sedersi accanto al mio letto, col libro che lo rendeva insonne! Quante notti egli ha vegliato con me, leggendo ad alta voce quei grandi versi che lo affaticavano come gridi, troppo smisurati pel nostro respiro umano! Al contatto della terra maledetta, ogni giorno, ogni giorno, egli deve sentir crescere la sua febbre. Tutta la vita ideale di cui s'è nutrito deve avere assunto in lui le forme e i rilievi della realtà. Io penso che ad ogni colpo di piccone egli debba ora tremare per tutte le ossa, ansioso di vedere apparire veramente il volto di un Atride, ancora intatto, con i segni ancora visibili della violenza sofferta, dell'eccidio crudele....

 

Bianca Maria.

 

Udite! Udite!

 

S'ode un nuovo clamore, più lungo. Bianca Maria agitata, impaziente, sale alla loggia; guarda verso l'Agora, nel gran sole.

 

Sono saliti su la muraglia.... due, tre, quattro uomini su la muraglia.... Gridano, gridano di gioia, gridano verso di me, agitano le braccia.... Guardate! Guardate!

 

Anna ha afferrato il polso di Alessandro e lo tiene stretto, restando a piè degli scalini, convulsa dall'ansietà. Bianca Maria si avanza su la loggia, si sporge dalla balaustrata, gridando. Negli intervalli, tra le sue frasi brevi, sembra ch'ella colga i cenni e qualche parola del fratello che si avvicina rapidamente.

 

Leonardo! Vedo Leonardo!... È , è .... Lo vedo.... Ora esce dalla Porta dei Leoni; viene giù di corsa; è tutto bianco di polvere.... Una grande cosa! Una grande cosa!... Fratello!... Ah! è caduto.... gli è mancato un piede contro un sasso.... Dio mio!... Si rialza; corre.... Fratello!... Eccolo! Eccolo!... I sepolcri... Ha scoperto i sepolcri.... tutti i suoi sepolcri.... Dio sia lodato!... Ah che gioia, che gioia!... Fratello mio!... Eccolo! È qui! Viene!

 

Ella ridiscende nella stanza, corre verso la porta e l'apre.

 

Finalmente! Finalmente!... Eccolo che entra, eccolo che sale.... Finalmente, tutta la gioia, tutta la gioia!... Fratello! Fratello!

 

 

 


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