Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La città morta
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ATTO PRIMO

SCENA QUINTA

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SCENA QUINTA

 

Entra Leonardo per la prima porta a destra, bianco di polvere, grondante di sudore. I suoi occhi brillano nel volto quasi irriconoscibile. L'ansia gli impedisce di parlare; e le sue mani tremano forte, imbrattate di terra, piene di scalfitture sanguinanti. Tutta la stanza è inondata dal sole.

 

Leonardo.

 

L'oro, l'oro.... i cadaveri.... Una immensità di oro.... I cadaveri tutti coperti d'oro....

 

L'ansia lo soffoca. Bianca Maria e Alessandro sono presso di lui, anelanti, invasi dalla stessa commozione. Anna è in piedi, sola: appoggiata allo spigolo della tavola, si protende verso la voce del sopravvenuto.

 

Bianca Maria, con una pietosa tenerezza.

 

Càlmati, càlmati, Leonardo; riprendi il respiro; riposati un minuto.... Hai sete? Vuoi bere?

 

Leonardo.

 

Oh, sì, dammi da bere! Muoio di sete.

 

Bianca Maria va verso il tavolo. Riempie d'acqua un bicchiere e glie lo porge. Egli lo beve avidamente, d'un fiato.

 

Bianca Maria, tremando.

 

Povero fratello!

 

Alessandro.

 

Siedi; ti prego! Ripòsati un minuto....

 

Leonardo, toccando la spalla di Alessandro.

 

Ah perchè non c'eri? Perchè non c'eri? Tu, tu dovevi essere , Alessandro! La più grande e la più strana visione che sia mai stata offerta a occhi mortali; un'apparizione allucinante; una ricchezza inaudita; uno splendore terribile, rivelato a un tratto, come in un sogno sovrumano.... Non so dire, non so dire quel che io ho veduto. Una successione di sepolcri: quindici cadaveri intatti, l'uno accanto all'altro, su un letto d'oro, con i visi coperti di maschere d'oro, con le fronti coronate d'oro, con i petti fasciati d'oro; e da per tutto, su i loro corpi, ai loro fianchi, ai loro piedi, da per tutto una profusione di cose d'oro, innumerevoli come le foglie cadute da una foresta favolosa: una magnificenza indescrivibile, un abbagliamento immenso, il più fulgido tesoro che la Morte abbia adunato nell'oscurità della terra, da secoli, da millennii.... Non so dire, non so dire quel che io ho veduto. Ah tu, tu dovevi essere , Alessandro! Tu solo avresti saputo dire....

 

Si arresta un istante, come oppresso dall'ambascia. Tutti pendono dalle sue labbra febrili.

 

Per un attimo l'anima ha varcato i secoli e i millennii, ha respirato nella leggenda spaventosa, ha palpitato nell'orrore dell'antica strage. I quindici cadaveri erano , con tutte le loro membra, come se vi fossero stati deposti allora allora, dopo l'uccisione, leggermente arsi dai roghi troppo presto spenti: Agamennone, Eurimedone, Cassandra e la scorta regale: sepolti con le loro vesti, con le loro armi, con i loro diademi, con i loro vasi, con i loro gioielli, con tutte le ricchezze loro.... Ti ricordi, ti ricordi, Alessandro, di quel passo d'Omero? "E giacevano, tra i vasi e le tavole imbandite; e tutta la stanza era bruttata di sangue. E io udiva la voce lamentosa della figlia di Cassandra, che la perfida Clitemnestra sgozzava accanto a me...." Per un attimo l'anima ha vissuto d'una vita antichissima e violenta. Essi erano , gli uccisi: il Re dei Re, la principessa schiava, l'auriga e i compagni: , sotto i miei occhi per un attimo, immobili. Come un vapore che si esala, come una schiuma che si strugge, come una polvere che si disperde, come non so che indicibilmente labile e fugace, tutti si sono dileguati nel loro silenzio. M'è parso che sieno stati inghiottiti dallo stesso silenzio fatale ch'era intorno alla loro immobilità raggiante. Non so dire quel che è avvenuto. È rimasto un ammasso di cose preziose, un tesoro senza pari, il testimonio di tutta una grande civiltà ignorata.... Tu vedrai, tu vedrai.

 

Anna, sommessamente.

 

Che sogno!

 

Alessandro.

 

Che gloria! Che gloria!

 

Leonardo.

 

Tu vedrai. Le maschere d'oro.... Ah, perchè non eri , al mio fianco?... Le maschere difendevano i volti dal contatto dell'aria, e i volti dovevano esser rimasti dunque ancora integri. Uno dei cadaveri superava di statura e di maestà tutti gli altri, cinto d'una larga corona d'oro, con la corazza, col balteo, con gli schinieri d'oro, circondato di spade, di lance, di pugnali, di coppe, cosparso d'innumerevoli dischi d'oro gittati a piene mani sul suo corpo come corolle, più venerabile di un semidio. Mi sono chinato sopra di lui, mentre si disfaceva nella luce, ed ho sollevato la maschera pesante.... Ah, non ho dunque visto veramente la faccia di Agamennone? Non era quello forse il Re dei Re? La sua bocca era aperta, le sue palpebre erano aperte.... Ti ricordi, ti ricordi di Omero? "Come io giaceva morente, sollevai le mani verso la mia spada; ma la femmina dagli occhi di cane si allontanò, e non volle chiudermi le palpebre e la bocca nel punto in cui io discendeva alla dimora di Ade." Ti ricordi? Ora, la bocca del cadavere era aperta, le palpebre erano aperte.... Egli aveva una gran fronte, ornata d'una foglia rotonda d'oro; il naso lungo e diritto; il mento ovale; e, come ho sollevata la corazza, m'è parso perfino di intravedere il segno ereditario della stirpe di Pelope "dalla spalla d'avorio".... Tutto è dileguato nella luce. Un pugno di polvere e un ammasso d'oro....

 

Alessandro, attonito e abbagliato.

 

Tu parli come uno che esca da un'allucinazione, come uno che sia in preda a un delirio. Quel che tu dici è incredibile.... Se hai veduto veramente quel che tu dici, tu non sei più un uomo.

 

Leonardo.

 

Ho veduto, ho veduto!... E Cassandra! Come abbiamo amata la figlia di Priamo, "il fiore del bottino!" Ti ricordi? Come tu l'hai amata, dello stesso amore d'Apollo! Ella ti piaceva muta e sorda sul suo carro, per quel suo "aspetto di fiera presa di recente", per il fuoco delfico che covava sotto la sua lingua sibillina. Più d'una notte le sue grida profetiche mi hanno risvegliato.... Ed ella era , dianzi, supina su un letto di foglie d'oro, con innumerevoli farfalle d'oro su la sua veste, con la fronte cinta d'un diadema, con il collo ornato di collane, con le dita piene d'anelli; e una bilancia d'oro era posata sul suo petto, la bilancia simbolica in cui si pesano i destini degli uomini, e una infinità di croci d'oro, formate con quattro foglie di lauro, la circondava; e i suoi due figli Teledamo e Pelope, fasciati dello stesso metallo, erano ai suoi fianchi come due agnelli innocenti.... Così l'ho veduta. E t'ho chiamato ad alta voce, mentre ella scompariva. E tu non eri ! Vedrai il suo involucro, toccherai la sua cintura vuota....

 

Alessandro, impaziente e agitato

 

Bisogna ch'io veda, bisogna ch'io corra....

 

Leonardo, lo ritiene per la mano, spinto da un bisogno irresistibile di parlare ancora, di comunicare agli altri tutta la sua eccitazione febrile.

 

Vasi meravigliosi, a quattro anse, ornate di piccole colombe, simili alla coppa di Nestore in Omero; grandi teste di bue, tutte d'argento massiccio, con le corna tutte d'oro; migliaia di piastre lavorate in forma di fiori, di foglie, d'insetti, di conchiglie, di polpi, di meduse, di stelle; animali fantastici d'oro, d'avorio, di cristallo; sfingi, grifi, chimere; figurine di divinità con le braccia e la testa cariche di colombe; tempietti con torri coronate di colombe ad ali aperte; cacce di leoni e di pantere, cesellate su le lame delle spade e delle lance; pettini d'avorio, braccialetti, fermagli, suggelli, scettri, caducèi....

 

Mentre egli evoca questi splendori, Anna si lascia cadere su una sedia e si copre il volto con le palme, china, poggiata i gomiti su le ginocchia.

 

Alessandro, liberandosi.

 

Lasciami andare! Lasciami andare!

 

Leonardo, levandosi, frenetico.

 

Vengo con te. Andiamo!

 

Bianca Maria, abbracciando il fratello e supplicandolo, mentre i capelli le si disfanno e cadono di nuovo.

 

No, no, Leonardo. Ti prego! Rimani qui un poco, ripòsati un poco, riprendi almeno il respiro! Tu sei troppo stanco; tu sei sfinito....

 

Alessandro.

 

Io vado, io vado.

 

Esce per la porta della scala.

 

Bianca Maria, tenendo ancora il fratello tra le braccia pietosamente.

 

Oh, come sei ridotto, povero fratello, povero fratello! Sei tutto grondante.... Il sudore si è mescolato alla polvere.... Hai il viso quasi nero.... E questi poveri occhi, questi poveri occhi! Come sono infiammati! Hai le palpebre rosse e gonfie come se tu avessi pianto un anno intero.... Non ti dolgono? Oh, come ti debbono dolere, poveri occhi! Io ti darò un'acqua ch'io so, per lavarli, per rinfrescarli. Ora tu ti riposerai, è vero? Tu ti riposerai ora che il tuo voto è compiuto.... Tu ti sei coperto di gloria; tu splendevi, dianzi, quando sei entrato, tu splendevi di tutto quel tuo oro....

 

Ella quasi lo copre con i suoi capelli abbandonata contro il petto di lui. Infinitamente tenera, ella gli asciuga con i suoi capelli la fronte, gli occhi, le gote, il collo; ella lo avvolge tutto nella sua dolcezza. Leonardo sembra quasi ripugnante, rigido, con una straordinaria espressione di dolore e di terrore sul suo viso estenuato, soffuso d'una pallidezza mortale.

 

Lascia che io ti asciughi, lascia che io ti asciughi! Non so dirti la pena che tu mi fai.... Non so quel che vorrei darti per addolcire la tua stanchezza, per calmare il tuo sangue, per ravvivare il tuo colore; non so quale balsamo, non so quale bevanda.... Ah, quanti giorni, quanti giorni tu sei rimasto , contro la terra, dentro le fosse, a inghiottire la polvere maledetta, a logorarti le mani su le pietre, senza tregua, senza tregua! Povere mani! Sono tutte lacere, macchiate di sangue, con l'unghie spezzate, quasi senza più carne, secche come l'esca.... Non ti dolgono? Povere mani! Io ti darò una pasta che ho, tanto dolce, profumata di violette, - che te le guarirà in poco tempo, te le farà morbide e bianche com'erano una volta.... Io mi ricordo: tu avevi le mani tanto belle e fini.... Come tremi! Come tremi!

 

Anna subitamente leva il capo.

 

Tu devi sentirti morire dalla stanchezza. Hai tesa la tua vita come un arco, fino a spezzarla! Non hai una vena che non ti tremi.... Tutti i nervi ti tremano nel corpo come le corde che si allentano.... Tu soffri, tu soffri....

 

Ella sembra colpita dal ricordo delle parole pronunciate da Anna. Si arresta, con un'espressione d'angoscia. Poi prende fra le mani il capo del fratello, cercando di guardarlo nelle pupille.

 

Tu non hai nulla contro di me; è vero? Io non ho fatto nulla, è vero?, non ho fatto nulla che t'abbia dato dolore. Dimmelo, dimmelo, Leonardo! Rispondi!

 

Leonardo con la voce spenta, tentando di sorridere.

 

Oh, nulla!

 

Bianca Maria.

 

Non t'ho mai amato come ora, fratello. La mia tenerezza per te non è mai stata tanto profonda. Tu sei il mio continuo pensiero; tu sei tutto per me. Portami con te dove vuoi, nel deserto più sterile, nella rovina più desolata; e se tu sorridi, e se tu sei contento, io sono felice. Voglio stare anch'io con te in mezzo alla polvere, voglio logorarmi anch'io le mani su le pietre, voglio anch'io raccogliere le ossa dei morti; ma tu devi sorridere, ma tu devi avere la fronte serena.... Ti ricordi? Ti ricordi? A Siracusa tu cantavi in mezzo al tuo lavoro e pareva che tu avessi nell'anima la bellezza della statua che tu cercavi. Io sceglievo per te gli aranci più dolci per portarteli; e tu non volevi mangiarli se non mondati dalle mie dita. Ti ricordi? Quando eri stanco, t'addormentavi col capo su le mie ginocchia, all'ombra degli olivi; e io custodivo il tuo sonno calmo, pensando alla statua che tu cercavi. Ah da quanto tempo, da quanto tempo io non ti guardo dormire! Tu devi avere un bisogno infinito di dormire, di dormire.... Tu non puoi più sollevare le palpebre.... Vieni, vieni, nella tua stanza. Io voglio aiutarti. Lascia che io sia per te come la madre! Bisogna che tu dorma, che tu dorma d'un sonno lungo e profondo; bisogna che tu lasci rischiarare la tua anima come un'acqua tranquilla.... Quando ti risveglierai vedrai tutto l'oro che hai scoperto, come in fondo a te. E io sarò ancora al tuo capezzale. Vieni, vieni!

 

Egli cerca di sottrarsi all'avvolgente dolcezza, come in preda a uno strazio insostenibile.

 

Non voglio più sentirti tremare così! Non voglio più sentirti tremare così! Vieni!

 

Leonardo.

 

Bisogna che io torni lassù.

 

Bianca Maria.

 

Non è possibile. È mezzogiorno. Non vedi? Il sole è da per tutto: un sole che brucia.... Non hai lasciato lassù i tuoi custodi?

 

Leonardo.

 

Bisogna che io torni, bisogna che io torni....

 

Bianca Maria.

 

Non è possibile. Tu non puoi tornare lassù così come sei.... Tu cadresti per via.... Ascolta la tua sorella! Sembra che tu sia per venir meno.... Lascia che io ti porti!

 

Ella lo spinge, circondandogli le spalle con un braccio, coprendolo quasi con i capelli, teneramente. Egli è smorto e disperato. Anna si leva in silenzio e si tende verso di loro in ascolto, mentre essi escono per la seconda porta a destra. La stanza è inondata dal sole.

 

 

 


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