Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La città morta
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ATTO TERZO

SCENA PRIMA

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SCENA PRIMA

 

Anna è seduta presso i gradini; e i soffii della notte passano sul suo viso bianco, levato verso le stelle per lei non visibili. Mentre parla, nella sua voce è un'animazione singolare, indefinibile, simile alla volubilità di una leggera ebrezza. La Nutrice è inginocchiata dinnanzi a lei, triste e sommessa.

 

Anna, tendendo le mani verso la notte.

 

Viene qualche soffio, di tratto in tratto.... Si leva un poco di vento; è vero, nutrice? Non senti l'odore dei mirti?

 

La nutrice.

 

Si leva il vento di terra.

 

Anna.

 

La terra respira. Dianzi, quando sono discesa alla fonte con Bianca Maria, non si sentiva un alito: nulla! Era la calma perfetta, senza mutamento. Non dicevamo una parola, per non turbarla. Soltanto la fonte piangeva e rideva.... Sei mai stata attenta alla voce di quella fonte, nutrice?

 

La nutrice.

 

L'acqua dice sempre la stessa cosa.

 

Anna.

 

Non è vero, non è vero. Dianzi, non dicevamo una parola, io e Bianca Maria; e l'acqua diceva un'infinità di cose che entravano in me come una persuasione.... come una persuasione.... M'ha persuasa a fare quel che è necessario, nutrice: essa, la buona acqua pura che viene dal profondo, dal profondo....

 

La nutrice, inquieta.

 

Che vuoi fare? Che vuoi fare?

 

Anna.

 

Voglio andarmene, andarmene lontano....

 

La nutrice.

 

Vuoi andartene! Dove?

 

Anna, con modi rotti e volubili.

 

Tu saprai, tu saprai.... Non t'agitare; sii tranquilla, povera nutrice. Io andrò per quella strada, senza che tu mi conduca. Non avrò più bisogno di appoggiarmi a te, povera nutrice. Nei miei occhi si farà la luce.... Che dicevi tu dei miei occhi, l'altro giorno? “Perchè il Signore te li avrebbe lasciati cosi belli se non volesse illuminarteli un'altra volta?" Vedi, nutrice? Mi ricordo delle tue parole, e ora so che i miei occhi sono belli.

 

La nutrice.

 

Come parli, stasera! C'è qualche cosa, c'è qualche cosa in fondo al tuo parlare.... Ma io sono una povera vecchia.

 

Anna, presa da una commozione subitanea, ponendo le mani su le spalle della nutrice.

 

Tu sei la mia povera e cara vecchia; tu sei la mia prima e la mia ultima tenerezza, nutrice. Ho sentito sempre qualche goccia del tuo latte nel sangue del mio cuore, nutrice. Ah, il tuo petto s'è disseccato, ma la tua bontà s'è fatta ogni giorno più grande. Tu mi conducevi per la mano quando i miei piccoli piedi non sapevano ancora dare il passo, e ora con la stessa pazienza fedele tu mi conduci nell'orribile oscurità. Tu sei santa, nutrice. Io ho un paradiso per te, nella mia anima....

 

La nutrice.

 

Ora tu vuoi farmi piangere....

 

Anna, gettandole le braccia al collo.

 

Ah perdonami, perdonami! Io debbo farti piangere.

 

La nutrice, sbigottita, sciogliendosi dall'abbraccio, guardandola nel volto.

 

Perchè, perchè parli così? Perchè mi stringi così?

 

Anna, cercando di dissipare l'inquietudine.

 

Oh, no, no.... per nulla, per nulla.... Dicevo così perchè ornai io non posso darti nessuna gioia, povera nutrice, nessuna gioia....

 

La nutrice.

 

Tu non mi nascondi nulla; è vero? Tu non sapresti ingannare la tua poveretta, è vero?, tu non sapresti ingannarla....

 

Anna.

 

No, no. Perdonami. Io non so quel che dico, stasera; non so quel che provo.... È una strana volubilità. Dianzi mi sentivo tutta leggera come se fossi per sollevarmi; mi sentivo quasi allegra: parlavo, parlavo.... E poi m'è tornata a un tratto la tristezza, e t'ho fatto pena.... E ora mi sento meglio, mi sento quasi bene, perchè t'ho abbracciata, nutrice. E vorrei che tu mi tenessi su le tue ginocchia, che tu mi raccontassi le piccole cose lontane che hai nella memoria, di me, di me quando viveva mia madre.... Ti ricordi? Ti ricordi?

 

Una pausa.

 

Ah, perchè non ho avuto un figlio: il figlio di'egli voleva: perchè? Io sarei salva, sarei salva! Nessuna madre ha mai amata la creatura del suo sangue come io avrei amata la mia creatura. Tutto il resto mi sarebbe parso un nulla. Continuamente, continuamente io avrei trasfuso la più dolce parte della mia vita nella sua vita. Continuamente io avrei spiata la sua piccola anima divina per riconoscere in ogni attimo la somiglianza, la somiglianza unica; e la sua tenerezza mi sarebbe stata più cara della luce.... Ma lo stesso Giudice mi ha fatta cieca e sterile: per ammenda di quale colpa, nutrice? Dimmi tu! Qualche gran fallo è stato commesso....

 

Una pausa. La nutrice ha gli occhi pieni di pianto.

 

Come mi ha lasciata presto, mia madre! Ella aveva me, aveva me; e m'adorava; e pure non era felice.... Tu lo sai, è vero?, tu lo sai bene. Tu sai perchè ella è morta. Tu non hai voluto mai dirmi, nutrice, perchè ella sia morta.... e come sia morta.

 

La nutrice, turbata, esitante.

 

Fu una febbre, una gran febbre improvvisa che la portò via in una notte. Non lo sapevi?

 

Anna.

 

Ah no, no, non fu la febbre. Perchè non hai mai voluto dirmi la verità?

 

La nutrice.

 

Non è quella la verità?

 

Anna.

 

Non e quella, non è quella. La sera, mia madre era rimasta al mio capezzale; e io, mentre m'addormentavo, sentivo i suoi baci su la mia faccia e qualche cosa di tiepido come il pianto.... Ah era così forte il sonno, che vinse la pena confusa del mio piccolo cuore; e mi parve, nell'ultimo barlume della conoscenza, ch'ella mi facesse piovere su la faccia, sul collo, su le mani le foglie di rosa che avevo sfogliate il giorno nella vasca del giardino. Questa fu l'ultima visione ch'io ebbi di mia madre.... Più tardi tu venisti a risvegliarmi e mi domandasti se io l'avessi veduta e quando e come ella m'avesse lasciata; ed eri tutta ansante. E pure io mi riaddormentai, udendo uno scalpiccio che veniva su dal giardino, come di gente alla ricerca. E la mattina, poco dopo l'alba, tu venisti di nuovo a risvegliarmi e, mi chiudesti in un panno e mi portasti su le braccia che ti vacillavano; mi portasti nell'altra casa dove tu parlavi sotto voce, dove tutti parlavano sotto voce ed erano pallidi.... E mai più la vidi.... E poi, quando tornammo nel nostro giardino, tu sempre m'allontanavi dalla vasca; e quando tu eri , le tue labbra si movevano sempre come se pregassero....

 

Una pausa.

 

Dimmi la verità! Dimmi la verità! Perchè volle morire?

 

La nutrice, sconvolta.

 

No, no.... Tu t'inganni, tu t'inganni....

 

Anna.

 

Non lo saprò mai?

 

La nutrice.

 

Tu t'inganni.... Ah sempre così tu cerchi di rinnovarmi il dolore!

 

Anna, accarezzandola.

 

Perdonami, perdonami. Ecco che ti ho data un'altra pena!

 

Una pausa.

 

Senti l'odore dei mirti? Senti com'è forte?

 

Ella si alza e, rivolta verso la loggia aperta, aspira il profumo, tende le mani.

 

S'è levato il vento: pare che tintinni fra le mie dita come un cristallo. È aperta, , la porta delle mie stanze?

 

La nutrice.

 

È aperta.

 

Anna.

 

Tutte le finestre sono aperte?

 

La nutrice.

 

Tutte.

 

Anna.

 

Il vento passa come un fiume profumato. Dove sarà Bianca Maria?

 

La nutrice.

 

Forse nelle sue stanze. Vuoi che la chiami?

 

Anna.

 

No, no.... Lasciala riposare, povera  creatura! Alla fonte, l'odore dei mirti era così acuto ch'ella stava per venir meno. La sentivo vacillare, mentre risalivamo. Più d'una volta io l'ho sorretta.... Vedi come sono sicura, nutrice! Io conducevo lei, non ella me. Credo che io saprei discendere sola e risalire sola....

 

La nutrice.

 

Ma perchè tu parli tanto di quella fonte?

 

Anna.

 

Tutti siamo attirati verso di lei come verso una sorgente di vita. Non è ella forse la sola cosa viva in questo luogo, dove tutto è morto e bruciato? Ella sola estingue la nostra sete; e tutta la sete che è in noi si tende avidamente verso la sua freschezza. S'ella non fosse, nessuno potrebbe vivere qui; tutti moriremmo d'arsura.

 

La nutrice.

 

Ma perchè siamo venuti in questo luogo maledetto? Ecco che l'estate è scoppiata all'improvviso, come un inferno. Bisogna fuggire. Quando partiremo?

 

Anna.

 

Presto, presto, nutrice.

 

La nutrice.

 

È veramente un luogo maledetto da Dio. Il castigo del Cielo è sopra questo paese. Tutti i giorni le processioni salgono alla cappella del profeta Elia. Stasera la campagna è piena di fuochi. Ma non cade una goccia di pioggia. Se tu vedessi il fiume! Le selci sono secche e sbiancate come le ossa dei morti.

 

Anna.

 

L'Inaco! Lo attraversò l'altro giorno Alessandro.... il gran giorno dell'oro....

 

Tentoni, ella si siede su l'ultimo gradino.

 

Vuoi che ti racconti la favola del fiume, nutrice? Ecco. C'era una volta un re che si chiamava Inaco, il re del fiume; e questo re aveva una figlia che si chiamava Io, così bella, così bella che un altro re, onnipossente, il re del mondo, se ne innamorò e la volle. Ma la moglie gelosa cangiò la vergine in una giovenca bianca come la neve e la diede in custodia a un pastore che si chiamava Argo e che aveva cent'occhi. E questo pastore terribile pascolava la giovenca bianca laggiù, vicino al mare, nella prateria di Lerna; e di giorno e di notte spiava continuamente le tracce con i suoi cent'occhi. Allora il re del mondo per liberare la vergine, mandò il principe Erme ad uccidere il custode crudele; e il principe Erme, giunto nella prateria, si mise a suonare il flauto così dolcemente che Argo s'addormentò; e nel sonno egli recise con la sua spada il gran capo dai cent'occhi. Ma la moglie gelosa mandò un assillo che s'infisse nel fianco della giovenca come una punta di fuoco e la fece impazzire di dolore. Con l'assillo nel fianco, Io frenetica si diede a correre per le sabbie del mare; e corse, e corse, e corse per tutta la terra, passò i fiumi, passò gli stretti, valicò le montagne, sempre con l'assillo nel fianco, pazza di dolore e di terrore, divorata dalla sete e dalla fame, rotta dalla stanchezza, con la schiuma alla bocca, anelante, mugghiante, senza mai tregua, senza mai tregua.... Alfine, in una terra lontana, oltremare, il re che l'amava le apparve e con un solo gesto, appena sfiorandola, la pacificò e le ridiede la forma umana. Ed ella gli partorì un fanciullo nero. E da quel fanciullo nero, dopo cinque generazioni, discesero le Danaidi, le cinquanta Danaidi....

 

Ella si tende verso la nutrice che ha chinato il capo sul petto e s'è assopita.

 

Tu dormi, nutrice?

 

La nutrice, scotendosi.

 

No, no.... Ascolto.

 

Anna.

 

Tu hai sonno, povera nutrice! Un tempo eri tu che mi raccontavi le favole per farmi dormire.... Va, va a riposarti, nutrice. Ti chiamerò. Io aspetto Alessandro.

 

La nutrice.

 

No, non ho sonno.... Ma la tua voce è così dolce....

 

Anna.

 

È nella sua stanza Alessandro?

 

La nutrice.

 

È .

 

Anna.

 

Ho sentito ch'egli chiudeva la sua porta.... Ho sentito girare la chiave....

 

La nutrice.

 

Vuoi che lo chiami?

 

Anna.

 

No, no.... Forse ha bisogno di star solo; forse lavora....

 

Origliando.

 

Qualcuno viene su per le scale.

 

La nutrice si alza per andare verso la prima porta a destra.

 

 

 


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