Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La città morta
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ATTO TERZO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

Entra Leonardo esitando. Sembra che il duro nodo della sua pena sia meno stretto. Egli è abbattuto e dolente, ma la pietà di gli una specie di abbandono; poichè egli ha pianto.

 

Leonardo, andando verso la cieca quasi con umiltà.

 

Siete qui, Anna.... Siete sola....

 

Anna, levandosi e tendendogli le mani

 

Aspettavo che qualcuno venisse. Alessandro è ancora nella sua stanza e Bianca Maria.... credo che riposi.... Ella era per venir meno, laggiù, alla fonte, stordita dall'odore dei mirti troppo violento....

 

Volgendo la parola alla nutrice.

 

Va, nutrice. Ti chiamerò.

 

La nutrice esce per la seconda porta a sinistra.

 

Leonardo.

 

Ah, ella era per venir meno....

 

Anna.

 

Una vertigine.... Ella ha immerso le mani nell'acqua, per riaversi. Io l'ho ricondotta.... Come riconosco la via! Credo che io saprei discendere sola e risalire sola....

 

Leonardo.

 

Voi non potrete mai smarrirvi....

 

Anna.

 

Mai, per quella via.

 

Leonardo.

 

Volete sedere, Anna?

 

Anna.

 

No. Vorrei salire un poco su la loggia. La notte dev'essere meravigliosa.

 

Leonardo la conduce su per i gradini. Entrambi si soffermano nell'intercolonnio. Anna si appoggia a una delle colonne, con la faccia sollevata verso il cielo.

 

Leonardo.

 

È meravigliosa. È così chiara che si distinguono tutti i macigni delle mura, nella città morta.

 

Anna.

 

La chiamate morta, la città dell'oro! Mi sembra ch'essa debba vivere per voi d'una vita incredibile. Mi sembra che voi dobbiate vedere per sempre quel che voi solo avete veduto.

 

Leonardo.

 

Ah, è morta, ben morta.... Mi ha dato tutto quel che poteva darmi. Ora non è più se non un cimitero profanato. I cinque sepolcri non sono se non cinque bocche informi e vuote.

 

Anna.

 

Avranno fame di nuovo....

 

Una pausa.

 

Guardate le stelle?

 

Leonardo.

 

Non sono mai state tanto luminose; hanno una scintillazione così rapida e così forte che sembrano vicine. La Grande Orsa fa quasi paura: fiammeggia come se fosse entrata nell'atmosfera terrestre. La Via Lattea sembra che palpiti al vento come un lungo velo.

 

Anna.

 

Ah, finalmente voi riconoscete la bellezza del cielo! Alessandro diceva che, affascinato dai sepolcri, voi avevate dimenticato la bellezza del cielo.

 

Leonardo.

 

Per guardare le stelle, bisogna che gli occhi sieno puri.

 

Anna.

 

Bianca Maria non v'ha dato per i vostri occhi dolenti la medicina che vi promise?

 

Leonardo, con la voce alterata.

 

Sì; infatti i miei occhi cominciano a guarire....

 

Anna, con dolcezza, tentando di avvicinarsi all'anima di lui.

 

Voi avete qualche cosa contro vostra sorella, Leonardo....

 

Leonardo, trasalendo.

 

Io?

 

Anna.

 

Più d'una volta, Leonardo, più d'una volta ho sentito il vostro turbamento, quando ella era presente o quando qualcuno parlava di lei....

 

Leonardo, tremando.

 

Voi avete sentito....

 

Anna.

 

Non avete voi confidenza in me? Non credete voi che la mia anima sia fatta per la verità? Non credete voi che io sia un poco di dalla vita? di dalla vita bella e crudele che illuminano i giorni?

 

Leonardo.

 

Di quale verità voi mi parlate, Anna? di quale verità?

 

Anna.

 

Della verità che io conosco omai e che nessuno può nascondere e che nessuno può mutare, nessuno può mutare.

 

Una pausa. Smarrito e perplesso Leonardo la guarda fissamente, addossato all'altra colonna.

 

Io vi so agitato, ansioso, pieno d'inquietudini e di timori.... So che soffrite. E non soltanto voi soffrite, Leonardo, ma tutti soffriamo; e ciascuno di noi cerca di nascondere agli altri la sua sofferenza; e ciascuno sa di commettere una violazione contro gli altri e contro stesso, perchè sente vacillare la sua fede; e restiamo senza coraggio, dubbiosi e umiliati, mentre la verità è seduta in mezzo a noi e ci guarda col suo inflessibile sguardo....

 

Leonardo.

 

Non vi comprendo ancóra.

 

Anna.

 

Oh non vogliate esser pietoso! Se riconoscete qualche nobiltà alla mia anima, se vi sembra che non indegnamente e non inutilmente io sia stata per tanti anni la compagna dell'uomo che voi amate ed ammirate sopra tutti, se vi sembra che io non sia immeritevole della bontà fraterna che mi dimostraste in ogni tempo, Leonardo, non vogliate esser pietoso, non vogliate avere per me quella pietà che avreste per una povera creatura debole e paurosa del dolore! Non passa tra noi se non il soffio della notte. Questo è il momento di lasciar parlare quanto in noi v'è di più grave e di più forte. Ogni altro indugio sarebbe una debolezza, un pericolo forse....

 

Leonardo, sconvolto, trepidante.

 

Io mi smarrisco.... Le vostre parole sono inaspettate....

 

Anna.

 

Da troppo tempo io vi sento soffrire; da troppo tempo sento nella mia oscurità.... non so esprimere, non so esprimere.... sento come una trama di cose segrete tessuta in silenzio: una trama impalpabile e che pure talvolta mi serra duramente come un laccio.... Ah, io non posso vivere così; non posso più vivere omai se non nella verità, giacchè il lume degli occhi mi s'è spento. Ebbene, diciamo la verità. Sono io, io sola, la causa di questa miseria. Io non appartengo più alla vita bella e crudele, e tuttavia sono un ingombro: un ostacolo inerte contro cui tanta speranza e tanta forza urtano e s'infrangono.... Che colpa ha dunque la cara creatura s'ella obbedisce, tremando e piangendo, alla fatalità che la stringe? Perchè voi le togliete la vostra tenerezza, se tutto quel che v'è d'umano in lei cede al più umano dei bisogni? Qualche cosa dormiva in lei, che ora s'è risvegliata a un tratto; ed ella medesima è atterrita dall'impeto di quel risveglio, ella medesima ne trema e ne piange.... Ah, io so, io so come il desiderio di vivere arda in tutto il suo sangue! Io l'ho tenuta nelle mie mani, l'ho sentita palpitare nelle mie mani come un'allodola selvaggia, quasi odorante e fresca dell'aria mattutina che aveva bevuto. Tutto il suo viso batteva tra i suoi capelli come un polso violento. Non avevo ancora conosciuto un battito così forte. È incredibile la forza di vita che è in lei. Ella medesima ne ha spavento come d'un male ignoto, come d'una frenesìa che la debba travolgere. Ella crede talvolta di averla soffocata sotto il peso dell'angoscia ma d'improvviso ella n'è sopraffatta e una voce nuova le viene alle labbra ed ella sembra che parli parole involontarie.... Dianzi, tra la cenere e l'oro, prima che voi entraste, ella mi parlava d'un falco ferito. Il fremito di mille ali era nella sua voce nuova.

 

Una pausa. Leonardo ascolta intento, senza fare un gesto, come impietrito contro la colonna.

 

Quale è dunque la sua colpa, s'ella ama? Non credete, Leonardo, non credete che la sua giovinezza sia stata troppo lungamente sacrificata, al vostro fianco? Potrebbe il vostro amore fraterno chiederle il sacrifizio intero della vita? Ella si sentiva morire, in quel mattino, leggendo la lamentazione d'Antigone.... Non è possibile che tutta quella forza si consumi nel sacrifizio. Ella ha bisogno di gioire; ella è fatta per dare e per avere la gioia. E vorreste voi, Leonardo, vorreste ch'ella rinunziasse alla sua parte legittima di gioia?

 

Una pausa. Sembra che il coraggio in lei venga meno.

 

Ed egli....

 

La voce le si spegne su le labbra. L'aspetto di Leonardo esprime un'angoscia mortale.

 

.... come potrebbe egli non amarla? Egli deve certo riconoscere in lei l'apparizione vivente del suo sogno più leggero: la Vittoria invocata che gli coronerà la vita. Che cosa io sono omai per lui se non una catena pesante, un vincolo intollerabile? Voi sapete quale avversione profonda egli abbia contro ogni dolore inerte, contro ogni pena inutile, contro ogni divieto, contro ogni impedimento che interrompa l'ascendere delle forze generose verso il loro grado supremo. Voi sapete con quale vigilanza assidua egli cerchi intorno a e assorba tutto ciò che possa aumentare e accelerare la virtù attiva del suo spirito, per l'opera di bellezza ch'egli deve compire.... Ah, che sono io, che mai può valere una povera larva semiviva dinnanzi all'infinito mondo di poesia ch'egli porta dentro di per rivelarlo agli uomini? Che è la mia tristezza solitaria in confronto dell'infinito dolore a cui egli potrà dare una tregua con le rivelazioni della sua arte pura? Io sono semiviva, ho già il piede nell'ombra: non debbo fare se non un passo, un piccolo passo, per scomparire.... oh un ben piccolo passo! Io so, io so tutto quel che s'accumula e s'attoreiglia intorno a questo mio resto di vita per renderlo più ingombrante: il legame legittimo, il costume, il pregiudizio, la pietà, il rimorso.... Mi ricordo d'un colonna di pietra corrosa e mozza, rimasta su la banchina d'un vecchio porto interrito dove ancora appariva a fior d'acqua lo scheletro di una nave; mi ricordo di quel troncone inutile intorno a cui si vedevano ancora i vecchi nodi delle gomene logore, i residui degli antichi ormeggi.... Non v'era nulla di più triste in giro. Guardato da quel punto, il mare libero seduceva come una promessa, indicibilmente.

 

Una pausa. Ella china il capo sul petto, raccogliendosi per qualche attimo; poi si scuote e tende le mani verso Leonardo a cui l'eccesso della commozione impedisce di parlare.

 

Perdo quel che amo, salvo quel che posso. Mettete le vostre mani nelle mie, Leonardo.

 

Leonardo fa un passo verso di lei, vacillando; e le porge le mani. Ella trasale, al contatto.

 

Sono più fredde delle mie: sono di gelo.

 

Discendono i gradini.

 

Leonardo, con la voce spenta e rotta.

 

Perdonatemi, Anna, se io non so dirvi una parola.... Io vi parlerò, vi parlerò domani.... Promettetemi che voi aspetterete, che voi ascolterete.... Ora non so, non posso.... Voi comprendete, Anna.... Promettetemi che voi mi ascolterete domani....

 

Anna, con rammarico.

 

Che potreste dirmi? Ahimè, non sono già troppe le mie parole? Non ho io già detto quel ch'era meglio non dire? Ah, sempre sempre c'illude e ci trascina la vita anche quando noi vogliamo fuggirla!

 

Leonardo, con un ultimo sussulto di speranza.

 

Voi siete certa, è vero?, voi siete certa ch'egli la ama, ch'ella lo ama.... Voi siete certa, Anna, del loro amore.... Voi non v'ingannate, è vero? Non è il dubbio, non è il sospetto.... Voi siete sicura.... siete sicura....

 

Anna, colpita dall'accento di lui.

 

E voi? E voi? Non siete voi sicuro?

 

Una pausa. Leonardo esita a rispondere.

 

Perchè tacete? Oh, ancóra la pietà!

 

Leonardo, a bassa voce, guardando ansiosamente la prima porta a sinistra, come chi tema di veder sopraggiungere qualcuno.

 

Alessandro.... Alessandro è .... Voi lo vedrete.... Gli direte voi di avermi parlato.... d'avermi detto queste cose?

 

Anna.

 

No, no.... Perdonatemi, Leonardo, perdonatemi! Anche con voi, anche con voi io doveva tacere.... Il silenzio, ah com'è difficile il silenzio anche per quelli che hanno rinunziato alla vita!

 

Leonardo.

 

Io vi rivedrò, domani; io vi parlerò, domani.... Promettetemi.... Vi troverò qui, domani, alla stessa ora; è vero? Grazie, Anna.

 

Le bacia le mani.

 

Grazie. Addio.

 

Si volge verso la seconda porta a destra, fa per aprirla, ma si arresta nell'atto, agitato da un tremito insostenibile; va alla prima porta, dondentrato, e scompare giù per le scale come uno che fugga.

 

Anna, in ascolto, dando qualche passo verso il rumore della fuga.

 

Leonardo!... Scende le scale....

Leonardo! Leonardo!

 

Ella s'arresta, anelante.

 

Dio mio, Dio mio, come tremava davanti alla porta!

 

 

 


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