Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La città morta
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ATTO TERZO

SCENA TERZA Entra da quella porta Bianca Maria, sbigottita

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SCENA TERZA

 

Entra da quella porta Bianca Maria, sbigottita

 

Bianca Maria.

 

Chiamate Leonardo? Che accade? Dov'è Leonardo? Parlate, Anna! Dov'è?

 

Anna.

 

Non abbiate paura.... Egli era qui, poco fa; era qui, parlava con me, su la loggia.... È uscito, non so perchè.... Non so dove vada.... Lo richiamavo perchè m'era venuta a un tratto la voglia di uscire con lui.... La notte è dolce. Ma egli non ha udito.

 

Bianca Maria.

 

Ho avuto paura.

 

Anna.

 

Non abbiate paura, Bianca Maria.

 

Bianca Maria.

 

Ero sola, nella stanza dei tesori: stavo ordinando i gioielli intorno a Cassandra perchè rientrando egli trovasse tutto compiuto.... Non ero tranquilla, veramente; avevo di tratto in tratto qualche piccolo brivido.... Se vedeste, di notte, al lume della lampada, quelle maschere d'oro.... Prendono uno strano aspetto di vita.... Un soffio improvviso del vento ha spenta la lampada; e io mi sono trovata al buio; e in quel momento ho udito la vostra voce che chiamava Leonardo.... Ho avuto paura.

 

Anna.

 

Bambina!

 

Bianca Maria, stringendosi ad Anna, con un moto subitaneo.

 

Ho paura, ho una continua paura in fondo a me, Anna, che non so che sia.... Vorrei fuggire; mi viene l'impeto folle di fuggire, non so dove, non so dove.... Ma ditemi, ditemi voi, Anna, quel che debbo fare! Aiutatemi voi, voi che siete tutta la bontà e tutta la forza, voi che sapete perdonare e sapete difendere! Io metto la mia anima nelle vostre mani, metto la mia vita nelle vostre mani che sono sante, che sanno la verità, che si sono bagnate nelle mie lacrime.... Ditemi quel che debbo fare!

 

Anna, accarezzandola dolcemente.

 

Càlmati, càlmati.... Non aver paura. Non temere di nulla. Nessuno ti farà male, povera anima. Io sono qui; io voglio salvarti. Abbi fede, abbi fede! Aspetta ancóra un poco!

 

Bianca Maria, in agitazione crescente.

 

Anna, Anna, io non vorrei più lasciarvi, non vorrei distaccarmi da voi mai più! Vorrei fuggire con voi, vorrei andare con voi lontano, rimanere sempre al vostro fianco, ai vostri piedi, essere la vostra schiava fedele, obbedire ad ogni vostra volontà, custodirvi come si custodisce un'imagine pia, pregare per voi, morire per voi, come la nutrice, come la nutrice.... Io ho tutte le devozioni per voi, nella mia anima! Nessuna pena, nessuna pena mi sarebbe grave per servire il vostro dolore. Se potessi riscattare con tutto il mio sangue questi giorni d'angoscia e di maledizione, se al prezzo di un supplizio atroce io potessi distruggere ogni traccia di queste cose, - Anna, Anna, credetemi! - non esiterei, non esiterei.

 

Anna.

 

Ah, cara, tutto il vostro sangue e tutte le vostre lacrime non potrebbero far rivivere un solo sorriso! Tutta la bontà della primavera non potrebbe far rifiorire una pianta che è lesa alla radice. Non vi tormentate dunque, Bianca Maria, non vi dolete delle cose che si sono già compiute, che sono già del tempo. Io ho già messo i miei giorni e i miei sogni fuori dell'anima mia: - i giorni che sono passati, i sogni che si sono spenti. Io vorrei che nessuno avesse pietà di me, che nessuno tentasse di consolarmi. Vorrei trovare qualche cammino tranquillo per i miei piedi incerti, qualche luogo dove il sonno e il dolore si confondessero, dove non fosse strepito curiosità, alcuno vedesse o ascoltasse. E vorrei non più parlare, giacchè in certe ore della vita nessuno sa quali parole sia meglio dire e quali sia meglio tenere per . E vorrei, vorrei, Bianca Maria, che voi aveste fede in me come in una sorella maggiore, andatasene quietamente per aver tutto compreso e tutto perdonato.... quietamente.... quietamente.... non lontano.... non troppo lontano.... Vieni, vieni. Tu m'avevi promesso di leggere: ti ricordi?, dianzi. Cerca il libro. Fammi sedere.

 

Bianca Maria la conduce a una sedia; le s'inginocchia dinnanzi, le prende le mani.

 

Bianca Maria.

 

Ascoltate, Anna, ascoltate. Nulla è perduto, nulla è irreparabile. Voi non potevate proferire con una voce più dolce parole più disperate.... Ah, credete voi che io non comprenda? Ebbene, no, no, nulla è perduto; nulla d'irreparabile è avvenuto.... Non so che paura improvvisa mi ha gettata nelle vostre braccia; e vi ho gridato di salvarmi, di difendermi.... ma contro un pericolo che io ignoro, contro un pericolo oscuro che mi sta sopra senza che io lo veda, senza che io possa riconoscerlo.... Io sono debole; i terrori puerili possono ancora impadronirsi del mio spirito a un tratto e sconvolgerlo.... Ascoltate, Anna, la verità. Chi potrebbe mentire dinnanzi alla vostra fronte?... Quando voi siete entrata , nella stanza dell'oro, e mi avete dato un bacio su le labbra, avete sentito che le mie labbra erano pure.... Erano pure, sono pure. Per la memoria di mia madre, per il capo di mio fratello, io vi giuro, Anna, che rimarranno pure, così, suggellate dalle vostre stesse mani.

 

Ella preme su la sua bocca le mani della cieca.

 

Anna.

 

Non giurare, non giurare! Tu pecchi contro la vita: è come se tu recidessi tutte le rose della terra, per non donarle a chi le desidera. Che giova? Che giova? Puoi tu forse recidere il desiderio? Io sentiva che le tue labbra erano pure, pure come il fuoco; ma, qualche attimo innanzi, avevo anche sentito due vite protendersi l'una verso l'altra con tutte le forze e guardarsi fissamente a traverso il mio dolore immobile come a traverso un cristallo che fosse per rompersi.

 

Bianca Maria.

 

Mio Dio! Mio Dio! Voi siete come una che chiuda intorno tutte le porte....

 

Anna.

 

Una rimane aperta.

 

Bianca Maria, con un accento limpido e fermo.

 

Io uscirò per quella.

 

Anna.

 

È la tua, è la tua: è la porta dell'avvenire. Abbi fede! Attendi ancora un poco!

 

Una pausa. Bianca Maria ha il capo chino sotto un pensiero funebre.

 

Senti l'odore dei mirti? È inebriante come un vino caldo: nella freschezza del vento notturno conserva tuttavia il suo calore. Senti? Anche a me, una volta, diede la vertigine.... Era il tempo della grande gioia: un tempo lontanissimo! Andavamo a Megara, lungo il golfo di Egina. Tu conosci quella riva? Allora era bianca come il sale, sparsa di mirti e di piccoli pini contorti che si specchiavano nell'acqua serena. Ai miei occhi estatici i mirti parevano roghi che ardessero con una fiamma verde; e il mare era immacolato e nuovo come una corolla appena appena schiusa....

 

Bianca Maria, sollevando lentamente il capo.

 

Che suono ha la vostra voce, Anna! È così dolce che mi tocca il fondo dell'anima, come una musica. Quando voi parlate delle cose belle, sembra che venga alle vostre labbra l'eco di non so quale canto. Parlatemi ancora delle cose belle, Anna!

 

Anna.

 

Parlatemi voi del vostro sogno, Bianca Maria. Per quale paese vorreste voi partire? Per Siracusa?... Quando noi venimmo qui, pensavamo di passare la primavera a Zacinto. Alessandro voleva condurre Leonardo a Zacinto, perchè si riposasse. Io non conosco l'isola; ma una sera, nel mio primo viaggio, la vidi di lontano e mi parve l'Isola dei Beati. Fu presso Myrtia.... Myrtia!, dolce nome. Dovreste chiamarvi così.... Era tramontato il sole. Mi ricordo: intorno intorno, grandi colline dall'aspetto sacro, coperte di vigne folte che avevano l'apparenza verde eguale delle praterie; ma con qualche cosa di appassionato, perchè l'ardore del giorno aveva illanguiditi i pampini; e di tratto in tratto, per mezzo alle vigne appassionate, una fila pensosa di cipressi neri. La luna rotonda, tenue come un fiato su un vetro, saliva nel cielo pallidissimo, tra le punte dei cipressi neri. Per un avvallamento si scorgeva, in lontananza, la figura divina di Zacinto nel mare, come scolpita in un masso di zaffiro dal più delicato degli statuarii, su una zona tutta rosea.... Così la vedo ancóra. avremmo dovuto passare la primavera. Credo che avreste ritrovato i vostri aranci da mordere come il pane.... Ho sete.

 

Bianca Maria.

 

Avete sete? Che cosa vorreste bere?

 

Anna.

 

Un po' d'acqua.

 

Bianca Maria si leva, si appressa alla tavola, versa l'acqua in un bicchiere.

 

Ecco l'acqua.

 

Anna, dopo aver bevuto.

 

È quasi tiepida.... Ho sempre imaginato con desiderio la delizia di bere alla sorgente con la bocca prona, come bevono gli animali.... Un giorno ho sentito che Alessandro beveva così, a lunghi sorsi; e l'ho invidiato. Bisogna distendersi contro la terra, è vero?, e reggersi su le mani.... Tutto il viso si bagna, sino alla fronte; è vero? Vorrei provare.... Avete mai provato, voi?

 

Bianca Maria.

 

Sempre io bevo così. È veramente un delizioso bere. Pare che tutta la faccia beva. I cigli palpitano su l'acqua come le farfalle che stanno per annegarsi. Io ho il coraggio di tenere gli occhi aperti; e, mentre l'acqua entra nella mia gola, io scopro in fondo qualche segreto meraviglioso. Non vi so dire quali strane figure sorgano dalla disposizione delle ghiaie....

 

Anna.

 

La vostra voce, ora, è fresca come una polla. Io credo di udire scorrer l'acqua sul vostro corpo come su la statua d'una fontana....

 

Una pausa.

 

Non pensate, Bianca Maria, che debbano esser felici le statue delle fontane? Nella loro bellezza immobile e durevole circola un'anima vivida che si rinnovella continuamente. Esse godono, nel tempo medesimo, dell'inerzia e della fluidità. Nei giardini solitarii sembrano qualche volta in esilio, ma non sono; perchè la loro anima liquida non cessa di comunicare con le montagne lontane donde esse vennero ancora addormentate e chiuse nella massa del minerale informe. Ascoltano attonite le parole che salgono alle loro bocche dalla profondità della terra, ma non sono sorde ai colloquii dei poeti e dei saggi che amano di riposarsi, come in un asilo, nell'ombra musicale ove il marmo perpetua un gesto calmo. Non vi sembrano felici? Io vorrei ben essere una di loro, poichè ho comune con loro la cecità.

 

Bianca Maria.

 

O Anna, voi avete anche comune con loro la virtù di calmare l'angoscia e di largire l'oblìo! Quando parlate delle cose belle, chi vi ascolta dimentica la sua pena e crede ancóra di poter vivere e che la vita ancóra possa essere dolce.

 

Anna.

 

La vita ancóra può essere dolce. Non temete! Tutto passa, tutto è niente.... Come dice, come dice Cassandra delle cose umane? "Se pur sieno avverse, una spugna impregnata d'acqua ne cancella ogni traccia." Perchè non leggete un poco? Mi avevate promesso di leggere....

 

Bianca Maria.

 

Che volete ch'io vi legga?

 

Anna.

 

Quel dialogo tra Cassandra e il Coro dei Vecchi.

 

Bianca Maria cerca su la tavola il libro di Eschilo, come per costrizione, quasi riluttante.

 

Avete trovato il libro?

 

Bianca Maria, aprendo il libro e sfogliandolo.

 

Sì, eccolo.

 

Anna.

 

Leggete un poco.

 

Bianca Maria, leggendo.

 

"Il Coro.

 

"La tua fama nel vaticinare

ben conoscevamo noi; ma non chiediamo profeti.

 

"Cassandra.

 

"Ahimè, ahimè, che mai si prepara?

Che grande e nuovo dolore

si prepara in queste case, grande, malo,

intollerabile ai prossimi, irreparabile. E il soccorso

troppo è lontano!

 

"Il Coro.

 

"Non comprendo questi vaticinii....

 

Anna, interrompendo.

 

No, basta. Non leggete più! È troppo lugubre. Riprendiamo l'Antigone, nel punto in cui cessaste di leggere l'altra mattina. Vi ricordate? Era il punto in cui Antigone si piegava per la prima volta sul suo dolore. Pareva che la sua voce si dorasse come la cima d'un cipresso al tramonto....

 

Bianca Maria cerca il libro di Sofocle.

 

Bianca Maria.

 

Non trovo il libro.

 

Anna.

 

Da allora non l'avete più ritrovato?

 

Bianca Maria.

 

Ah, eccolo.

 

Apre il libro, cerca la pagina e legge.

 

"Il Coro.

 

"Così dunque, illustre e lodata,

tu andrai verso le sedi occulte dei Morti;

non consunta dai morbi voraci

sorteggiata come preda di guerra,

ma libera, ma vivente, sola

tra i mortali, scenderai nell'Ade.

 

"Antigone.

 

"Udii come già miserrima perisse

l'ospite frigia,

figlia di Tantalo, in cima al Sipilo;

cui com'edera tenace

inviluppò la germinazione lapidea; le piogge su lei che si strugge,

com'è fama tra gli uomini,

le nevi cessano giammai;

ma sempre coi lacrimanti occhi bagna ella quei gioghi. Me

molto a lei simile, me un nume stende nel sonno....

 

Anna, interrompendo.

 

Ah, la statua di Niobe! Prima di morire, Antigone vede una statua di pietra da cui sgorga una fonte di lacrime eterna.... Basta, Bianca Maria. Non leggete più oltre! Sembra che la morte sia da per tutto. Chiudete il libro! Andate su la loggia a guardare le stelle. Io sono stanca, molto stanca; vorrei che anche me un nume stendesse nel sonno....

 

Ella si alza e chiama.

 

Nutrice! Nutrice!

 

Una pausa. Nessuno risponde.

 

Nutrice! Non sente. Forse s'è addormentata. Anch'ella è tanto stanca, povera vecchia! Non vorrei risvegliarla. Che cosa è più dolce d'un sonno profondo?

 

Una pausa.

 

È un silenzio incredibile, stanotte. Il vento è caduto. Non spira più un soffio.

 

Ella tende le mani all'aria.

 

Forse anche Alessandro dorme. Credete ch'egli dorma? Non è più uscito dalla sua stanza. Non è più venuto nessun rumore dalla sua stanza. Egli ha chiuso la porta.

 

Una pausa.

 

Che farete voi, ora?

 

Bianca Maria, vagamente atterrita.

 

Aspetterò mio fratello.

 

Anna.

 

Sola, qui?

 

Bianca Maria.

 

Sola, qui.

 

Anna.

 

Dove sarà Leonardo?

 

Bianca Maria, trasalendo.

 

Dove sarà? Perchè non torna ancóra?

 

Una pausa.

 

Ho paura.

 

Anna.

 

Non abbiate paura. La notte è dolce. Fra poco egli tornerà.

 

Bianca Maria.

 

Lo aspetterò.

 

Anna.

 

Volete che io rimanga con voi?

 

Bianca Maria.

 

No, no.... Voi siete stanca. Si vede dal vostro viso che siete troppo stanca.

 

Anna.

 

Volete condurmi fino alla soglia, soltanto fino alla soglia? Non voglio risvegliare la nutrice. Ritroverò facilmente io stessa la mia stanza....

 

Bianca Maria la prende per mano e la conduce alla soglia.

 

Bianca Maria.

 

Ma tutto è al buio.

 

Anna.

 

Per me, nulla cambia.

 

Ella si tende verso l'ombra, nel vano della porta.

 

Udite il respiro della nutrice? Non è tranquillo. È un poco affannato. Ella s'è forse addormentata in una positura penosa.... Povera nutrice! Cara cara vecchia!

 

Ella ascolta ancora; poi abbraccia Bianca Maria.

 

Grazie. Addio. Lasciate che io vi baci i due occhi. Addio. Andate, andate in pace! Andate su la loggia a guardare le stelle.

 

Ella scompare nell'ombra. BIANCA MARIA la segue con lo sguardo per qualche attimo; poi volge intorno lo sguardo smarrito, come presa da un'angoscia intollerabile. Fa qualche passo verso la loggia. Ai piedi dei gradini volge di nuovo intorno lo sguardo pauroso, osservando le porte. Poi sale con lentezza; ma, giunta all'ultimo gradino, vacilla, s'appoggia alla colonna; e resta così per qualche attimo a guardare la notte. D'un tratto si lascia cadere a pie' della colonna, senza alcun rumore, con la leggerezza tacita d'un velo che si ripieghi; e, tutta così ripiegata su stessa, in un pianto.

 

 

 


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