Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Elegie romane
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Libro primo

Villa d’Este3.

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Villa d’Este3.

Quale tremor giocondo la pace degli alberi, o Muse,

agita e alle richiuse urne apre il sen profondo?

Chi, dentro gli àlvei muti svegliando gli spirti del canto,

levalargo pianto d’organi e di liuti?

Chi dentro i marmi sordi, immemori d’acqua corrente,

mette novellamente fremito di ricordi?

Chi tante mai canzoni, o Muse, trae su da tant’acque?

Ella è, che pur vi piacque, Muse; è Vittoria Doni.

Va pel sentiere ombrato la donna magnifica; e in torno

ecco, il divin soggiorno trema signoreggiato.

Lodano tutti gli orti la dolce di lei signoria;

e le fontane, in via, parlan de’ tempi morti.

Parlan, fra le non tocche verzure, le cento fontane;

parlan soavi e piane, come feminee bocche,

mentre su’ lor fastigi, che il Sole di porpora veste,

splendono (oh gloria d’Este!) l’Aquile e i Fiordiligi.



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