Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Elegie romane
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Libro primo

Sera su i colli d’Alba 4.

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Sera su i colli d’Alba 4.

Oh, su la terra albana, bontà della pioggia recente!

Grande è la sera; accoglie grandi respiri il cielo.

Umido il ciel s’inarca su ’l piano a cui s’abbandona

lento il declivio. Ride l’ultime nubi in fuga,

l’ultime nubi, trame leggère che passa la luna

èsile trascorrendo come una spola d’oro.

Compie l’aerea spola un’opra silente. Nel folto

celasi; risfavilla di tra le fila rare.

Muta la segue in alto la donna pensosa, con occhi

puri, che guardan oltre: — oltre la vita, in vano!

Quale desìo la tiene? Qual nuovo pensiero, qual sogno

su dal pallor notturno della sua fronte sale?

Tenue Luna, o amante dolcissima d’Endimione;

cielo di perla effuso, pallido men di lei;

cielo che spandi al piano una neve impalpabile (come

placidamente cade sopra le arboree cime!);

tu, mar Tirreno, o letto remoto del Giorno (per l’aria

fanno gli odor terrestri altro invisibil mare);

Espero, e tu, o lungi ridente pupilla; e voi, larghi

paschi ove grandeggiando sazio s’attarda il bue;

torme d’olivi, e voi con braccia protese alla sera,

bianche nel bianco lume, religïose; e voi

tutte, apparenze della divina Bellezza ne’ puri

occhi, non mi rapite l’anima sua; ma fate,

s’io v’adorai, ma fate che l’anima sua forse stanca

volgasi a me, piangendo, con infinito amore!



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