IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
I
Sempre nelli occhi, sempre, avrò quella vista. Oh silente
pallida ignuda selva, non obliata mai!
Noi discendemmo piano, seguendo il famiglio, una scala
umida, angusta, dove l’ombra parea di gelo.
Ella era innanzi. A tratti, sostava. Mal certa su i gradi
ripidi, contro il muro ella tenea la mano.
Io la guardai. La mano bianchissima parvemi esangue,
parvemi cosa morta. Morta la cara mano
che tanti al capo sogni di gloria mi cinse, che tanti
sparsemi di dolcezza brividi nelle vene!
Soli restammo. Un fonte gemea roco a piè d’una loggia;
alto salìa l’antico feudo chigiano al cielo.
Erano sparsi fumi pe ’l ciel come candidi velli.
Entro correavi un riso tenue d’oro; e i nudi
vertici della selva parean vaporare in quell’oro;
eran le felci al sommo èsili fiamme d’oro.
Ella tacea, guardando. Ma, tutta nelli occhi, la grave
anima dolorosa queste dicea parole:
— Dunque nell’alta selva, che udisti cantar su ’l mio capo,
seppellirai tu, senza pianto, il tuo grande amore?
Intenderò io dunque nel dolce silenzio, che amammo,
la verità crudele? Dunque per questo, o amico
unico mio, per questo m’hai tu ricondotta ne’ cari
luoghi ove un giorno io parvi schiuder la primavera? —