Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Elegie romane
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Libro secondo

Villa Chigi9.

II

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II

Oh primavera, tutta la selva correano i tuoi spirti;

tutta prendean l’inerte selva dalle radici,

occultamente; rari aneliti uscieno; talvolta

era come un ansare languido, oh primavera!

Ella tacea, guardando. Udiva io l’interna sua voce;

ma non risposi. Io tacqui. Io non risposi mai.

Vano ogni sforzo. Un freddo suggel mi chiudeva la bocca;

torbido, invincibile, contro di lei, dall’ime

viscere mi sorgeva non so quale odio; moriva

ogni pietà di lei nel saziato cuore.

Muti, così, vagammo: così, l’uno a fianco dell’altra,

simili ad ombre erranti sotto un fatal castigo.

Era la carne stanca; le pàlpebre erano gravi;

era nelli occhi quasi una caligine.

Tutta la notte, ahi, lunga! (parea che non fosse mai l’alba),

io con ardor, con ira folle cercato avea

di ravvivar la fiamma ne’ corpi commisti, ne’ baci.

Ella non più bevea l’anima mia ne’ baci.

Ella bevea soltanto le lacrime sue ne’ miei baci.

Lacrime di quelli occhi, pur vi sentii su ’l cuore

ardermi fra ’l disgusto che a flutti salìa dal profondo,

lacrime di que’ dolci occhi ove il cielo io vidi!


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