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IV
Or chi guidava il nostro cammino? Forse un ricordo?
E perché mai varcammo la sconsolata altura?
Era per quell’altura (udiva io salendo alenare
la taciturna) un bosco ceduo. Tutti, ignudi,
grigi, sottili, i fusti sorgevano in una eguaglianza,
come di lance schiera ordinata in campo;
o non più tosto, anima mia, come un lungo solenne
ordine di cèrei spenti nell’aer muto?
Parvero a lei, per certo, così mentre ella passava.
Ella pensò la morte. Lessi nel suo pallore.
— Tu mi vedrai morire. Vuoi tu, vuoi tu dunque ch’io muoia? —
lessi nelli occhi. — Pure, io non ti feci male.
Pure, io non altro feci che amarti, che amarti; non altro
feci che amarti sempre! Io non ti feci male. —
Vano ogni sforzo. Un freddo suggel mi chiudeva la bocca.
Un maleficio occulto dentro m’avea gelato.
Ma trasalimmo entrambi, sostando: un tronco abbattuto
attraversava il passo. Muti, sedemmo quivi.