Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Elegie romane
Lettura del testo

Libro secondo

Villa Chigi9.

VI

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

VI

Ma trasalimmo entrambi, udendo sonare una scure.

Colpi iterati, sùbito, echeggiarono.

Aspra nel gran silenzio ferìa l’invisibile scure;

non il ferito tronco udìasi gemere.

Ella, ella, a un tratto, come ferita, ruppe in singhiozzi:

ruppe ella in disperate lacrime; ed io la vidi

nel mio pensiero, quasi nel guizzo d’un lampo, io la vidi

ùmile sanguinare, ùmile boccheggiare,

stesa tra ’l sangue, e alzare le supplici mani dal rosso

lago; e dicea con gli occhi: — Io non ti feci male. —

Oh moribonda anima! Le stetti da presso impietrito.

Anche una volta bere le sue lacrime

io non poteva? Al meno sfiorarle i capelli una volta

io non poteva? Al meno prenderle i polsi; il viso

bianco scoprirle, il giglio divino imperlato di pianto;

chiederle al men con voce dolce: — Perché piangete? —

Ella piangea. Di lunge, i colpi echeggiavano; gli alti

roghi, d’in torno, lenti fumigavano.


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL