Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Le faville del maglio
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LA MASCHERA AEREA

I

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I

O Roma, come un Barbaro ebbi gioia

di te quando il desio fiutar nell’erme

ombre parea dei Circhi e delle Terme

sol l’acre odor della tua lupa in foia.

Lungi dal lezzo della plebe croia,

vissi di spoglie opime io non inerme;

regnai gli atrii le fonti i lauri l’erme;

vestii l’ostro; e all’Amor dissi: «Ch’io muoia

Venir t’udii notturna di lontano

col rimbombo del bronzo al mio terrore

come la statua sùccuba di Venere;

ahi Roma, e all’alba il dosso della mano

torse dalla mia bocca il tuo sapore,

sapor d’eterno ch’è nella tua cenere.



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