Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La figlia di Iorio
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ATTO PRIMO

Scena prima

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Scena prima

 

Splendore, Favetta e Ornella, le tre sorelle, saranno in ginocchio davanti alle tre arche del corredo nuziale, chine a scegliere le vestimenta per la sposa. La loro fresca parlatura sarà quasi gara di canzoni a mattutino.

 

SPLENDORE: Che vuoi tu, Vienda nostra?

 

FAVETTA: Che vuoi tu, cognata cara?

 

SPLENDORE: Vuoi la veste tua di lana?

o vuoi tu quella di seta

a fioretti rossi e gialli?

 

ORNELLA (cantando): Tutta di verde mi voglio vestire,

tutta di verde per Santo Giovanni,

ché in mezzo al verde mi venne a fedire...

Oilì, oilì, oilà!

 

SPLENDORE: Ecco il busto dei belli ricami

con la sua pettorina d'argento,

la gonnella di dodici téli,

la collana di cento coralli

che ti diede la madre tua nova.

 

ORNELLA (cantando): Tutta di verde la camera e i panni.

Oilì, oilì, oilà!

 

FAVETTA: Che vuoi tu, Vienda nostra?

 

SPLENDORE: Che vuoi tu, cognata cara?

 

ORNELLA: I pendenti e la collana

e il nastrino chermisì.

Ora suona la campana,

la campana di mezzodì.

 

SPLENDORE: Ora viene il parentado

a portarti le canestre,

le canestre di grano trimestre;

e tu, ecco, non sei pronta!

 

ORNELLA: Tonta e pitonta,

la pecora pel monte

il lupo per la piana

va cercando l'avellana,

l'avellana pistacchina:

questa sposa è mattutina,

mattutina come la talpa

che si leva all'alba all'alba,

come il ghiro e il tasso cane.

Senti senti la campana!

 

(Ella dirà la cantilena rapidamente; poi romperà in un gran riso e le altre rideranno con lei).

 

LE TRE SORELLE: Oh Aligi, Aligi, e tu?

 

SPLENDORE: Di velluto ti vestirai?

 

FAVETTA: Vuoi dormir settecent'anni

con la bella sonnacchiosa?

 

SPLENDORE: Il tuo padre è a mietitura,

fratel caro; e la stella diana

s'è mirata nella falce,

nella falce che non riposa.

 

FAVETTA: E la tua madre ha messo la sapa

nel vino, e l'ànace nell'acqua,

e il garofalo nella carne,

e nel cacio il timo trito.

 

SPLENDORE: E una pecora abbiamo uccisa,

una pecora grassa d'un anno

che avea capo pezzato di nero,

per la moglie e pel marito.

 

FAVETTA: E la scapola mancina

per Ustorgio l'abbiamo serbata,

per il vecchio della Fara

che ci fa la profezia.

 

ORNELLA: E domani è San Giovanni,

fratel caro; è San Giovanni.

Su la Plaia me ne vo' gire,

per vedere il capo mozzo

dentro il sole, all'apparire,

per veder nel piatto d'oro

tutto il sangue ribollire.

 

FAVETTA: Su, Vienda! Su, capo d'oro!

Guardatura di vinca pervinca!

Or si falcia alla campagna

quella spiga che ti somiglia.

 

SPLENDORE: La madre ci disse: Andate.

Tre olive avevo con meco.

Or m'ho anche una susina.

Ho tre figlie ed una figlia.

 

ORNELLA: Su, Vienda, chiara susina!

Che t'indugi? Scrivi al sole

una lettera turchina

perché oggi non si colchi?

 

(Riderà, e le sue sorelle con lei rideranno).

 

 


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