Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La figlia di Iorio
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ATTO SECONDO

Scena terza

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Scena terza

 

Appariranno alla bocca della caverna due pastori vestiti di pelli, tenendo fermo tra loro un giovinetto magro e verdastro come una locusta, che avrà le braccia constrette contro i fianchi da più giri di corda passati intorno al tronco seminudo.

 

L'UN PASTORE: O cristiani, fatevi la croce!

Il Signore vi salvi dal Nemico.

Per guardarvi la bocca, dite un pater.

 

(Tutti i presenti si segneranno).

 

L'ALTRO PASTORE: O Cosma, questo giovine ha i demonii.

Or è tre giorni che l'hanno invasato.

E vedi vedi come lo travagliano!

Ed egli schiuma e stride e si fa verde.

Noi l'abbiamo legato con le corde

per portartelo. Tu già liberasti

Bartolomeo del Cionco alla Petrara.

Uomo di misericordia, anche questo

libera! Tu fa che escano da lui!

Tu cacciali da lui, e lo guarisci!

 

COSMA: Qual è il suo nome e il nome del suo padre?

 

L'UN PASTORE: Salvestro di Mattia di Simeone.

 

COSMA: Salvestro, vuoi tu essere sanato?

Sta di buon cuore, figliuolo. Abbi fede.

Io te lo dico: Non temere. E voi

perché l'avete legato? Scioglietelo.

 

L'ALTRO PASTORE: Cosma, vieni con noi alla cappella.

noi lo scioglieremo. Qui ci fugge:

e sempre ha frenesia di rotolarsi

e di precipitare; e schiuma. Vieni!

 

COSMA: Verrò con Dio. Sta di buon cuore, figlio!

 

(I due pastori trascineranno l'indemoniato. Malde e Anna Onna li seguiranno per un tratto; si soffermeranno a guatare: il cavatesori, roso dal suo pensiero di sotterra, tenendo in mano un ramo sfrondato d'ulivo terminante in forcina, fornito d'una pallottola di cera all'estremità più robusta; la vecchia dell'erbe poggiata alla sua stampella, con la sua sacca di semplici penzoloni sul ventre. In breve, anch'essi scompariranno. Il santo si volgerà dal limitare, verso l'ospite).

 

Vado con Dio. Pastore Aligi, sii

rimeritato del conforto ch'ebbi

nel ricovero tuo. M'hanno chiamato

ed ho risposto. Prima che tu prenda

la via nova, considera la legge.

Chi perverte la via, sarà fiaccato.

Guarda il comandamento di tuo padre.

Segui l'insegnamento di tua madre.

Tienli sempre legati in sul tuo cuore.

E Dio guidi il tuo piè, che non sia preso

nei lacci e non incappi nella brace.

 

ALIGI: Cosma, hai tu bene udito? Io sono puro.

Non mi contaminai ma ebbi fede.

Hai bene udito i segni che l'Iddio

altissimo ha mandati verso me?

Attendo quel che è giusto, e mi mortifico.

 

COSMA: Io te lo dico: Interroga il tuo sangue,

prima di condur teco la straniera.

 

UNA VOCE (di fuori gridando): Cosma, non t'indugiare! Ora l'uccide.

 

COSMA (vòlto a Mila): Pace a te, donna. Se il bene sia teco,

fa che da te si versi come il pianto,

senza che s'oda. Forse tornerò.

 

ALIGI: Vengo, ti seguo, ché tutto non dissi...

 

MILA: Aligi, è vero: tutto non dicesti!

Va sul cammino e cerca del crocifero

e pregalo che porti la parola.

 

(Il santo si allontanerà per i pascoli. Si udrà, or sì or no, il cantare dei pellegrini).

 

Aligi, Aligi, tutto non dicemmo!

E meglio m'è avere nella bocca

un buon pugno di polvere o una pietra

che me la chiuda. Ascolta solo questo

da me, Aligi. Io non ti feci male;

male non ti farò. Sanàti sono

i miei piedi, e conoscono la via.

Venuta è l'ora della dipartita

per la figlia di Iorio. E così sia.

 

ALIGI: Io non so, tu non sai l'ora che viene.

Rimetti l'olio nella nostra làmpana.

Prendi l'olio dall'otro. Ancor ve n'è.

E aspettami, che vado dal crocifero.

Bene ho pensato quel che gli dirò.

 

(Si volgerà per andare. La donna, vinta dallo sgomento, lo richiamerà).

 

MILA: Aligi, fratel mio! Dammi la mano.

 

ALIGI: Mila, il cammino è , poco lontano.

 

MILA: Dammi la mano tua, ch'io te la baci.

È il sorso che concedo alla mia sete.

 

ALIGI (appressandosi): Mila, col tizzo io la volli bruciare.

È quella mano trista che t'offese.

 

MILA: Non mi rammento. Io son la creatura

che trovasti seduta su la pietra,

che veniva chi sa da quali strade.

 

ALIGI (appressandosi ancóra): Su la tua faccia il pianto non s'asciuga,

creatura. Una lacrima ti resta

nei cigli; trema, se parli; e non cade.

 

MILA: S'è fatto un gran silenzio. Aligi, ascolta.

Non cantan più. Con l'erbe e con le nevi,

siamo soli, fratello, siamo soli.

 

ALIGI: Mila, tu sei come la prima volta

su la pietra, quando sorridevi

con gli occhi e avevi i piedi sanguinosi.

 

MILA: E tu, tu non sei quello inginocchiato

che i fioretti di San Giovan Battista

posò per terra? Ed una li raccolse

e se li porta nello scapolare.

 

ALIGI: Mila, una risonanza nella voce

tu hai, che mi consola e mi contrista

come d'ottobre quando con le mandre

si cammina cammina lungo il mare.

 

MILA: Camminare con te per monti e spiagge,

vorrei che questa fosse la mia sorte.

 

ALIGI: O compagna, prepàrati al viaggio.

Lungo è il cammino, ma l'amore è forte.

 

MILA: Aligi, passerei sul fuoco ardente,

e che l'andare non avesse fine!

 

ALIGI: Pei monti coglierai le genzianelle

e per le spiagge le stelle marine.

 

MILA: Se dovessi pontare i miei ginocchi

nelle tue péste, mi trascinerei.

 

ALIGI: Pensa ai riposi, quando farà notte!

La menta e il timo avrai per origlieri.

 

MILA: Non penso, no. Ma lascia, anche per questa

notte, ch'io viva dove tu respiri,

ch'io t'ascolti dormire anche una volta,

che anch'io vegli per te come i tuoi cani!

 

ALIGI: Tu lo sai, tu lo sai quel che s'attende.

Con te partisco l'acqua il pane e il sale.

E così partirò la giacitura

fino alla morte. Dammi le tue mani!.

 

(Si prenderanno per le mani guardandosi fisamente).

 

MILA: Ah, si trema, si trema. Tu sei freddo,

Aligi, tu ti sbianchi... Dove va

il sangue del tuo viso che si perde?

 

(Ella si scioglierà e con le mani gli sfiorerà le gote).

 

ALIGI: O Mila, Mila, sento come un tuono...

E tutta la montagna si sprofonda.

Dove sei? dove sei? Tutto si perde.

 

(Anch'egli tenderà le mani verso di lei, come uno che brancoli. E si baceranno. Poi cadranno entrambi in ginocchio, l'uno di contro all'altra).

 

MILA: Miserere di noi, Vergine santa!

 

ALIGI: Miserere di noi, Cristo Gesù!

 

(Sarà grande silenzio).

 

UNA VOCE (di fuori cruda): Pecoraio, ti cercano all'addiaccio.

Una pecora nera s'è sciancata.

 

(Aligi si alzerà vacillando, e andrà verso il richiamo).

 

Il massaro ti cerca, che tu corra.

E dice che c'è una con la còscina,

non so chi sia, che ti va dimandando.

 

(Aligi volgerà indietro il capo a guardare la donna rimasta in ginocchio; e il suo sguardo abbraccerà tutte le cose).

 

ALIGI (a bassa voce): Mila, rimetti l'olio nella làmpana

che non si spenga. Vedi ch'arde appena.

Prendi l'olio dall'otro. Ancor ve n'è.

E aspettami, che arrivo fino al giaccio.

Paura non avere. Dio perdona;

perché tremammo, Maria ci perdona.

Rimetti l'olio, e prega per la grazia.

 

(Si allontanerà per i pascoli).

 

MILA: Vergine santa, fatemi la grazia,

ch'io mi rimanga con la faccia in terra

freddata qui, ch'io sia trovata morta,

di qui rimossa per la sepoltura.

Non fu peccato, sotto gli occhi vostri.

Non fu peccato. Voi lo concedeste.

Non furono le labbra (siete voi

testimone) non furono le labbra.

Posso morire sotto gli occhi vostri.

Forza non ho d'andarmene, Maria.

E vivere con lui Mila non può!

Madre clemente, malvagia non fui.

Fui una fonte calpestata. E troppo

mi fu fatta vergogna innanzi al Cielo.

Ma chi mi tolse dalla mia memoria

la mia vergogna, se non voi, Maria?

Rinata fui quando l'amore nacque.

Voi lo voleste, Vergine fedele.

Tutte le vene di quest'altro sangue

vengono di lontano di lontano,

dal fondo della terra ove riposa

quella che m'allattò (fate che anch'ella

ora mi vegga!), dalla più lontana

innocenza. O Maria, voi lo vedete.

Non le labbra, dianzi (siete voi

testimone) non furono le labbra.

E, s'io tremai, ch'io porti nel trapasso

il tremito con me nell'ossa mie.

Mi chiudo gli occhi miei con le mie dita.

 

(Con l'indice e il medio di ciascuna mano si premerà le pàlpebre; e curverà la faccia sino a terra).

 

Sento la morte, me la sento appresso.

Cresce il tremito. E il cuore non si ferma.

 

(Si leverà impetuosamente).

 

Ah sciagurata! Quel che mi fu detto

non feci, e per tre volte me lo disse:

«Rimetti l'olio». Ed ecco, ora si spegne!

 

(Correrà verso l'otro, appeso a un asse, ma vigilando con l'occhio la fiammella tremula dinanzi all'imagine e cercando di sostenerla con la preghiera mormorata).

 

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum...

 

(Spiccherà l'otro che le si affloscerà tra le mani. Cercherà la caraffa per versarvi l'olio; ma non potrà dall'otro spremuto trarre se non qualche stilla).

 

È vuoto! È vuoto! Vergine, tre gocce,

che mi sien sante per l'estrema Unzione,

due per le mani, l'altra per la bocca

e tutt'e tre sopra l'anima mia!

Ma se ancóra son viva, quando torna,

che gli dirò, Madre, che gli dirò?

Certo che, prima di veder me, vede

che la làmpana è spenta. E se l'amore

non mi valse a tenerla accesa, Madre,

che mai varrà per lui quest'amor mio?

 

(Ella spremerà anche una volta l'otro, frugherà una bisaccia, capovolterà gli orciuoli, mormorando la preghiera).

 

Fate che v'arda, Madre intemerata,

ancóra per un poco, ancóra quanto

dura un'Avemaria, dura una Salve

regina, Madre di misericordia!

 

(Nella ricerca affannosa ella andrà verso il limitare, udrà un passo, scorgerà un'ombra. Si farà a chiamare, gridando).

 

O donna, buona donna, cristiana,

accòstati, che Dio ti benedica!

Accòstati, ché forse Dio ti manda.

Che porti nella còscina? Hai un poco

d'olio? Per carità, dàmmene un poco!

Poi entra e scegli e piglia quel che vuoi:

cucchiai mortai conocchie fusi, tutto!

Bisogno c'è per la Signora nostra,

per rimettere l'olio nella làmpana

che non si spenga; ché, se mi si spenge,

non vedo più la via del Paradiso.

M'intendi, cristiana? Me la vuoi

tu fare questa carità d'amore?

 

(La donna apparirà sul limitare, col volto coperto dall'ammantatura nera, si toglierà dal capo lo staio di legno, senza dir parola, e lo poserà a terra; di sopra vi toglierà il pannolino, cercherà dentro, prenderà un utello pien d'olio e lo porgerà a Mila di Codra).

 

Ah benedetta, benedetta! Dio

ti rimeriterà in terra e in cielo.

Tu l'hai, tu l'hai! Vestita a lutto sei;

ma la Madonna ti concederà

di riveder la faccia del tuo morto

per questa carità che tu mi fai.

 

(Ella prenderà l'utello e si volgerà con ansia per correre alla làmpana moribonda).

 

Ah, perdizione sopra me! S'è spenta.

 

(L'utello le sfuggirà dalle mani e si spezzerà sul suolo. Ella rimarrà immobile per alcuni attimi, stretta dall'orrore dei presagi. La donna ammantata si chinerà con un atto rapido e tacito verso l'olio sparso, toccandolo con le dita della destra e poi segnandosi).

 

 


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