Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La figlia di Iorio
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ATTO SECONDO

Scena quinta

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Scena quinta

 

Anna Onna entrerà, arrancando, poggiata alla sua stampella, con la sua sacca di semplici penzoloni sul ventre.

 

ANNA ONNA (affannata): L'ha liberato, donna del piano,

l'ha liberato! Di dentro

cacciato gli ha le dimonia

Cosma, all'ossesso. Egli è santo.

Ha dato un gran grido di toro

il giovine, e caduto è di colpo

come se scoppiato gli fosse

il suo petto. Udito non l'hai

fin qui? Ora dorme su l'erba,

ora dorme profondo; e i pastori

gli stanno d'intorno a guatarlo.

Vieni, vieni e lo vedi anche tu.

Ma dove sei, che poco ti scopro?

 

MILA: Anna Onna, fa dormir me!

Vecchia mia, ti do quella còscina

che piena è di mangiare e di bere...

 

ANNA ONNA: Chi era colei che fuggiva?

Trafugato t'ha il cuore del petto,

che tu la chiamavi così?

 

MILA: Vecchia, ascolta. Ti do quella còscina

piena, ch'è posata in terra,

se per farmi dormire mi dài

di quei semi neri che sai...

di ioscìamo... Poi va, mangia e bevi.

 

ANNA ONNA: Non ne ho, non ne ho più nella sacca.

 

MILA: Per giunta la pelle di pecora

dove oggi hai dormito ti do

e tu di quelle coccole dammi

rosse che sai... bacche di nasso...

Poi va, satòllati e cionca.

 

ANNA ONNA: Non ne ho, non ne ho più nella sacca.

Adagio un po', donna del piano,

adagio adagio, col tempo.

Pensaci un giorno un mese e un anno.

 

MILA: Vecchia mia, e per giunta ti do

un fazzoletto a saltèro

e di pannolano tre braccia,

se mi dài di quelle radici

che vendi ai pastori, di quelle

che ammazzano sùbito i lupi...

le barbe dell'erba lupària...

Poi va, e raccónciati l'ossa.

 

ANNA ONNA: Non ne ho, non ne ho più nella sacca.

Adagio un po', donna del piano.

Col tempo c'è sempre guadagno.

Pensaci un giorno un mese e un anno.

Con l'erbe di Madre Montagna

si guarisce ogni male e malanno.

 

MILA: Tu non vuoi? Bene, io te la strappo

la tua sacca e dentro la frugo

e quel che mi giova mi prendo.

 

(Tenterà di strappare la sacca alla vecchia barcollante).

 

ANNA ONNA: No, no. Tu mi rubi, a me vecchia,

mi fai forza! A me caverà gli occhi

il pecoraio, a pezzi mi straccia...

 

(S'udrà un passo e apparirà l'ombra d'un uomo al limitare della spelonca).

 

Ah, sei tu, Aligi? sei tu?

Guarda la forsennata che fa!

 

 


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