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Anna Onna entrerà, arrancando, poggiata alla sua stampella, con la sua sacca di semplici penzoloni sul ventre.
ANNA ONNA (affannata): L'ha liberato, donna del piano,
Cosma, all'ossesso. Egli è santo.
il giovine, e caduto è di colpo
ora dorme profondo; e i pastori
gli stanno d'intorno a guatarlo.
Vieni, vieni e lo vedi anche tu.
Ma dove sei, che poco ti scopro?
MILA: Anna Onna, fa dormir me!
Vecchia mia, ti do quella còscina
che piena è di mangiare e di bere...
ANNA ONNA: Chi era colei che fuggiva?
Trafugato t'ha il cuore del petto,
che tu la chiamavi così?
MILA: Vecchia, ascolta. Ti do quella còscina
piena, ch'è posata là in terra,
di ioscìamo... Poi va, mangia e bevi.
ANNA ONNA: Non ne ho, non ne ho più nella sacca.
MILA: Per giunta la pelle di pecora
rosse che sai... bacche di nasso...
ANNA ONNA: Non ne ho, non ne ho più nella sacca.
Adagio un po', donna del piano,
Pensaci un giorno un mese e un anno.
MILA: Vecchia mia, e per giunta ti do
un fazzoletto a saltèro
che vendi ai pastori, di quelle
che ammazzano sùbito i lupi...
Poi va, e raccónciati l'ossa.
ANNA ONNA: Non ne ho, non ne ho più nella sacca.
Adagio un po', donna del piano.
Col tempo c'è sempre guadagno.
Pensaci un giorno un mese e un anno.
si guarisce ogni male e malanno.
MILA: Tu non vuoi? Bene, io te la strappo
la tua sacca e dentro la frugo
e quel che mi giova mi prendo.
(Tenterà di strappare la sacca alla vecchia barcollante).
ANNA ONNA: No, no. Tu mi rubi, a me vecchia,
mi fai forza! A me caverà gli occhi
il pecoraio, a pezzi mi straccia...
(S'udrà un passo e apparirà l'ombra d'un uomo al limitare della spelonca).
Ah, sei tu, Aligi? sei tu?
Guarda la forsennata che fa!