Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
La figlia di Iorio
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ATTO SECONDO

Scena ottava

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Scena ottava

 

Mila starà con gli occhi fissi a quella parte, con l'orecchio teso per cogliere le voci. Nella breve tregua, Lazaro scruterà la caverna insidiosamente. Si udrà in lontananza il cantare di un'altra compagnia trapassante pel valico.

 

LAZARO: Femmina, or hai tu veduto

che il padrone son io. Do la legge.

Rimasta sei sola con me.

Si comincia a far sera; e qui dentro

è già quasi notte. Paura

non avere, Mila di Codra,

né di questa mia cicatrice

se accesa la vedi, che ancóra

mi ci sento batter la febbre...

Accòstati. Consunta mi sembri.

Nel giaccio del pecoraio

non avesti per certo la grassa

pasciona. Da me tu potresti

averla, se tu la volessi,

alla pianura; ché Lazaro

di Roio è capoccio fornito...

Ma che guati per ? che aspetti?

 

MILA: Nulla aspetto. Non viene nessuno.

 

(Vigilerà, nella speranza di vedere apparire Ornella per salvazione. Dissimulando e temporeggiando, tenterà d'ingannare l'uomo).

 

LAZARO: Sei sola con me. Non avere

paura. Ti sei persuasa?

 

MILA (lentamente): Ci penso, Lazaro di Roio,

ci penso, a quel che prometti...

Ci penso. Ma chi m'assicura?

 

LAZARO: Non ti scostare. Mantengo

quel che prometto, ti dico,

se Dio mi bene. Vien qua.

 

MILA: E Candia della Leonessa?

 

LAZARO: Metta amara saliva e con quella

bagni il filo di canapa e torca.

 

MILA: E tre figlie tu hai nella casa,

e la nuora. Non mi confido.

 

LAZARO: Vien qua. Non ti scostare. Qua, senti:

ho vénti ducati cuciti

dentro la pelle. Li vuoi?

 

(Palperà l'orlo della sua casacca di pelle di capra. Poi se la toglierà di dosso e la getterà per terra, ai piedi della donna).

 

Tieni! Non li senti che suonano?

Sono vénti ducati d'argento.

 

MILA: Vo' prima vedere; vo' prima

contare, Lazaro di Roio.

Ora prendo le forbici e sdrucio.

 

LAZARO: Ma che guati? Ah, magalda, tu certo

preparando mi vai qualche sorte

e tenermi a bada ti credi.

 

(Egli l'assalirà per prenderla. La donna gli sfuggirà nell'ombra, andrà a rifugiarsi presso il ceppo di noce).

 

MILA: No! No! No! Lasciami! Lasciami!

Non mi toccare. Ecco, viene! Ecco, viene

la tua figlia... Ornella ora viene.

 

(Ella si aggrapperà all'Angelo perdutamente, per resistere alla violenza).

 

No, no! Ornella, Ornella, aiuto!

 

(D'improvviso, alla bocca della caverna, apparirà Aligi disciolto. Vedrà il viluppo nell'ombra. Si precipiterà contro il padre. Scorgerà nel ceppo rilucere l'asce ancóra infissa. La brandirà, cieco di orrore).

 

ALIGI: Lasciala, per la vita tua!

 

(Colpirà il padre a morte. Ornella, sopravvenuta, si chinerà a riconoscere nell'ombra il corpo stramazzato a piè dell'Angelo. Gitterà un gran grido).

 

ORNELLA: Ah! E io t'ho sciolto! E io t'ho sciolto!


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