Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
L'innocente
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Verso sera andai a rivedere Raimondo. Lo trovai su le braccia di mia madre. Mi parve un poco più pallido; ma era ancóra molto tranquillo, respirava bene, non aveva alcun segno sospetto.

- Ha dormito fino a ora! - mi disse mia madre.

- T'inquieti di questo?

- Sì, perché non ha mai dormito tanto.

Io guardavo il bambino fissamente. I suoi occhi grigi erano senza vivezza, sotto la fronte sparsa di leggere croste biancastre. Egli moveva di continuo le labbra, come biasciando. A un tratto, riversò un po' di latte grumoso sul bavaglio.

- Ah, no, no, questo bambino non sta bene - esclamò mia madre, scotendo il capo.

- Ma ha tossito?

Come per rispondermi, Raimondo si mise a tossire.

- Senti?

Era una piccola tosse fioca, non accompagnata da nessun rumore degli organi interni. Durò pochissimo.

Io pensai: «Bisogna aspettare». Ma, come risorgeva in me il presagio funesto, la mia avversione contro l'intruso diminuiva, si placava la mia acredine. M'accorgevo che il mio cuore rimaneva stretto e misero, incapace di esultanze.

Mi ricordo di quella sera come della più triste ch'io abbia mai passata nel corso della mia sventura.

Nel dubbio che Giovanni di Scòrdio fosse pei dintorni, uscii dalla casa, m'inoltrai pel viale dove l'avevamo incontrato io e mio fratello quell'altra volta. Nel chiarore del crepuscolo era l'annunzio della prima neve. Lungo la fila degli alberi si stendeva un tappeto di foglie. I nudi rami stecchiti frastagliavano il cielo.

Guardavo innanzi a me, sperando di scorgere la figura del vecchio. Pensavo alla tenerezza del vecchio pel suo figlioccio, a quel desolato amore senile, a quelle grosse mani callose e rugose che avevo visto ingentilirsi e tremare su le fasce bianche. Pensavo: «Come piangerebbe!». Vedevo il morticino in fasce disteso su la bara tra corone di crisantemi bianchi, tra quattro candele accese; e Giovanni inginocchiato piangere. «Mia madre piangerà, sarà disperata. Tutta la casa cadrà nel lutto. Il Natale sarà funebre. Che farà Giuliana quando io comparirò sul limitare dell'alcova, a piè del letto, e le annunzierò: - È morto -?»

Ero giunto al limite del viale. Guardai; non vidi nessuno. La campagna s'immergeva nell'ombra, silenziosa; un fuoco rosseggiava su la collina, in lontananza. Tornai indietro, solo. A un tratto, qualche cosa di bianco mi tremolò davanti agli occhi, si dileguò. Era la prima neve.

E più tardi, mentre stavo al capezzale di Giuliana, riudii le cornamuse che proseguivano la Novena, alla medesima ora.

 

 


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