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Sul ventaglio 27.
S’io fossi mai ne la mia vita vana
dal lungo obliquo mite occhio vetrino
animante un candor di porcellana,
vedreste su ’l ventaglio in una strana
primavera fiorir sotto il mio fino
pennello, come a gli orti di Pechino,
rami di tè, d’aglaia e di banana.
Passano in vece per la nera seta
le rondini d’argento a vol disperso
(lungi son le moschee) con la fortuna…
Ma pure in me, barbarico poeta
da la rima domato, ancóra il verso
per voi fiorisce al sole ed a la luna.