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Non mai vi vidi io dunque ilare, al fresco,
ne i rossi noviluni di Siviglia,
urtare il marmo d’un cortil moresco
co ’l piede breve, a suon di seghidiglia?
Ne i circoli de l’agile arabesco
ondeggiava fremendo la mantiglia;
e s’apriva per l’ansia, come un fresco
fiore, l’anel de la bocca vermiglia.
Stanca sedeste, ove il raggio lunare
sotto l’arco moriva, al dolce invito
aprendo con le fini unghie un’arancia:
quand’io chino su voi, senza parlare,
entro il fumo e l’odor del papelito
arditamente vi baciai la guancia.