Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Intermezzo
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Eleganze

Sal y pimienta 28.

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Sal y pimienta 28.

Non mai vi vidi io dunque ilare, al fresco,

ne i rossi noviluni di Siviglia,

urtare il marmo d’un cortil moresco

col piede breve, a suon di seghidiglia?

Ne i circoli de l’agile arabesco

ondeggiava fremendo la mantiglia;

e s’apriva per l’ansia, come un fresco

fiore, l’anel de la bocca vermiglia.

Stanca sedeste, ove il raggio lunare

sotto l’arco moriva, al dolce invito

aprendo con le fini unghie un’arancia:

quand’io chino su voi, senza parlare,

entro il fumo e l’odor del papelito

arditamente vi baciai la guancia.



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