Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Intermezzo
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Eleganze

Il peccato di maggio 30.

III

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III

Tacque; poi che su le pianure

a l’orizzonte il disco de ’l plenilunio sorse,

improvviso. Pel bosco addormentato corse

allora un lungo brivido. Il benigno rossore

lentamente vinceva la notte. E nel pallore

del cielo il disco enorme brillò, come un divino

scudo, classicamente.

O Vergilio latino,

o tu che da la curva lira d’avorio i canti

sacri derivi, m’odi! Se mai le riluttanti

ciglia a notte domai su ’l tuo poema e i dolci

sonni immolai su l’ara, mite Vergilio, molci

or le mie corde e l’ali concedimi al linguaggio:

cantami il plenilunio pio di calendimaggio! —


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