IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
V
Or dunque ne’ contadi al piano eran le case
de l’agricola stirpe de i Feresi deserte
di compagne. Teneva uno stupore inerte
quei deformi, e premeva le grosse teste rase
la tristizia. Fasciati da le pelli caprine
gli òmeri (dietro i lombi, come un arco di argento,
pendea la falce), biechi in cerchia, su ’l confine
de’ lor campi, i Feresi stavano a parlamento.
A loro un turpe nano dicea meravigliose
favole de l’eroe. Ascoltavan, con occhi
dilatati, i bifolchi; ed un che avea ginocchi
ritorti, — Oh maledetto — latrò — chi lo depose
ne la culla! — Ristettero a quel grido i bifolchi,
attoniti, guardando in gran sospetto a torno
se mai sopraggiungesse il nemico. Da i solchi
si levava il vapore lentamente, ed il corno
de la luna saliva nel ciel crepuscolare.
— Voi porgetemi orecchio — parlò sommesso un altro,
un che aveva l’aspetto volpino, e l’occhio scaltro.
— Porgete orecchio! — Vennero, ne la nebbia lunare,
ad accostarsi; e, sopra, i vipistrelli a sghembo
tesseano voli. — Dorme colui con le sue drude
ne la notte, e una siepe secca di sterpi è al lembo
de la selva. Bruciamo la selva! Il fuoco chiude
ogni scampo. — Chinarono le grosse teste rase
annuendo i bifolchi, in susurro. E veniva
or sì or no co ’l vento ne la notte lasciva
un cantico da lungi, mentre a le vuote case