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V 47.
O nave che a ’l mio bel mare selvaggio
davi il fianco lucente di catrame
quando abbracciato da ’l gran sol di maggio
il mio mar si spezzava in mille lame,
ed io folle di gloria e di coraggio
gridavo eretto su la prua di rame
dirizzando il timone a l’arrembaggio,
tra ’l fischiare de ’l vento ne ’l cordame;
e la giovine madre da la riva,
gittandomi su ’l vento un augurale
inno, tendea le braccia colorite;
a lavarmi con l’acque aspre di sale
su ’l petto e su la faccia le ferite!