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VII 48.
Le barbariche strofe io, ne le prime
armi, scagliavo in alto a la ventura,
ed elle, come falchi da le cime,
seguitavano a vol senza paura.
Ne lo stridulo gioco de le rime
or crudelmente io cerco una tortura
odo segarmi i nervi aspri in misura.
A lo spasimo rido io con un roco
riso, stringendo i denti, impallidendo
qual sotto il taglio un milite ferito.
Ma ne la prova di quel chiuso foco
mi si tempra il sonetto; ed io lo rendo
come un pezzo d’acciar terso e brunito.