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II
Quando a ’l vinto d’amor lenta si niega
e con perfido invito ella si abbatte,
e l’iride ne ’l bianco le si annega
simile a un fiore gläuco ne ’l latte,
e ne ’l disìo la faccia le si piega
in dietro balenando, e le scarlatte
labbra feroci mostrano una sega
di denti acuti a lui che in van combatte,
nulla è più bello che quel serpentino
allungarsi e restare irrigidita
con un supremo riso entro ne li occhi,
se l’uom, livido in faccia, a capo chino,
ebbro d’ira, tenendola a la vita,
su ’l collo i baci aridi a ’l fin le scocchi.