IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
II 60
Tale prima io la scorsi. Era un’oscura
conca d’acque in un braccio solitario
de ’l fiume, ove traverso la frescura
filtrava il sole a tratti agile e vario;
di sotto a una spalliera di verdura
tenera qualche tronco centenario
di salcio da le radiche scontorte
pareva un gruppo di vipere morte.
Io disteso ne ’l fieno, poi che a l’esca
non un sol pesce accorse, udivo il lento
mareggiare de ’l fieno a l’aria fresca
e de li alberi il gran frascheggiamento.
Trasalii; ché tra l’erba gigantesca
parve d’un tratto mi recasse il vento
un sentore di carne: il corpo eretto
di Nara, seminudo, a mezzo il petto,
sorgea fuori de l’erba. Ella con mite
fruscìo tendea, strisciando, a la riviera:
le mazze sorde intorno le fiorite
spighe ergevano a lei. Come levriera
ella fiutava il vento, alta: ferite
da la provocatrice primavera
le sue nari vibravano; su ’l dorso
i suoi capelli ribellati a ’l morso
de ’l pettine cadevano. Un antico
di menade frammento era il suo busto
eretto, in quell’inconscio atto impudico.
Giunse a ’l limite: l’acqua ne l’angusto
cerchio stagnava, e fino a l’ombelico
la bagnò frescamente. A l’acre gusto
di quel fresco increspavasi la pelle
e dure si drizzavan le mammelle.
Io spiava tra l’erba. Ella, le braccia
protesa a un ramo, tutta sopra il saldo
fianco ondeggiò, levando alto la faccia
e la gola carnosa ove oro caldo
le si accendea. Poi, come serpe in caccia,
da ’l ramo si lanciò ne lo smeraldo
de l’acqua che in tempesta ampia si mosse
rifiorendo di schiume a le percosse.
Le nudità pieghevoli guizzanti,
ne ’l mister de la conca fluviale,
tra una greggia di foglie galleggianti
metteano un solco; e dietro il solco l’ale
il desiderio mio tratto a li incanti
de la carne battea rapido, quale
a ’l bosco richiamato da l’odore
de la preda selvaggia un avoltore.
Ma quando il corpo ella adagiò deterso
a fior de l’acqua e simili a scarlatte
bacche le cime de ’l suo sen riverso
galleggiarono, e il ventre suo di latte
palpitò di stanchezza, e de l’emerso
monte tra la pelurie fina attratte
scintillaron le gocce, e ne la grigia
de ’l piacere, io che in quel riarso letto
d’erbe in silenzio mi torcea, ferito
da un intenso desìo, tale da ’l petto
per non più soffocar misi un bramito,
ché con rapido moto ella in sospetto
si volse. Poi, qual cerva che a l’invito
de l’amore fiutando erge la testa
se oda il maschio passar ne la foresta,
la giovine guatò, senza paura,
in attesa di pugna… Oh come, oh come
a l’agguato de ’l sol la sua figura
tutta ne la ricchezza de le chiome
si porse e in van pugnante a la congiura
dei virgulti e di me rese le dome
braccia!… — Cantavan alto biancheggiando
consapevoli i pioppi in linea, quando
a ’l ritorno vogai. Su la Pescara
lontanava de’ pioppi il colonnato,
e fra li intercolunnii, ne la chiara
serenità, moriva il sol tuffato
in caldi fumi. Una fragranza amara
di succhi co ’l sentor de ’l fien falciato
da quell’ammasso vegetale, a ’l lento
naufragare de ’l sole, urgea ne ’l vento.