Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
L'isotteo
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VII. Madrigali dei sogni 21.

II 21.2

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II 21.2

La luna che pendea ne ’l ciel felice,

come pende da ’l ramo un roseo frutto,

quasi erami a le labbra allettatrice.

Tendeano a ’l ciel, lungh’essi i paradisi,

arbori ingenti; fiorìan l’ombre; il flutto

era soave; aulìano i vènti elisi.

A noi su ’l capo non fuggiva l’Ora:

la gran legge de ’l Tempo era bandita.

Ella splendea d’un’immortale aurora

Io bevea da’ suoi cari occhi la Vita.


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