Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
L'isotteo
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Epodo

III 29.

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III 29.

Re Poro, ch’ebbe spiriti assai crudi,

(com’è ne ’l Novellino) ad un mangiare

udendo su le mense ceterare

un musico in ricerche e vaghi ludi,

uso a ’l tinnir de li archi e de li scudi,

fe’ le corde a la cetera tagliare.

Megliodisse — è tagliare che sviare,

ché a dolce suon si perdon le vertudi. —

Anche Antìgono, quando in mezzo a un coro

vide Alessandro, diè sentenza eguale,

gridandogli: — Non hai vergogna alcuna? —

Io, contra il buono Antìgono e il re Poro,

amo in questa mia lieta opra fatale

perdere le vertudi ad una ad una.


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