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III 29.
Re Poro, ch’ebbe spiriti assai crudi,
(com’è ne ’l Novellino) ad un mangiare
un musico in ricerche e vaghi ludi,
uso a ’l tinnir de li archi e de li scudi,
fe’ le corde a la cetera tagliare.
Meglio — disse — è tagliare che sviare,
ché a dolce suon si perdon le vertudi. —
Anche Antìgono, quando in mezzo a un coro
vide Alessandro, diè sentenza eguale,
gridandogli: — Non hai vergogna alcuna? —
Io, contra il buono Antìgono e il re Poro,
amo in questa mia lieta opra fatale
perdere le vertudi ad una ad una.