LIBRO PRIMO -
MAIA
I.
O
Vita, o Vita,
dono
terribile del dio,
come
una spada fedele,
come
una ruggente face,
come
la gorgóna,
come
la centàurea veste;
o
Vita, o Vita,
dono
d'oblìo,
offerta
agreste,
come
un'acqua chiara,
come
una corona,
come
un fiale, come il miele
che
la bocca separa
dalla
cera tenace;
o
Vita, o Vita,
dono
dell'Immortale
alla
mia sete crudele,
alla
mia fame vorace,
alla
mia sete e alla mia fame
d'un
giorno, non dirò io
tutta
la tua bellezza?
Chi
t'amò su la terra
con
questo furore?
Chi
ti attese in ogni
attimo
con ansie mai paghe?
Chi
riconobbe le tue ore
sorelle
de' suoi sogni?
Chi
più larghe piaghe
s'ebbe
nella tua guerra?
E
chi ferì con daghe
di
più sottili tempre?
Chi
di te gioì sempre
come
s'ei fosse
per
dipartirsi?
Ah,
tutti i suoi tirsi
il
mio desiderio scosse
verso
di te, o Vita
dai
mille e mille vólti,
a
ogni tua apparita,
come
un Tìaso di rosse
Tìadi
in boschi folti,
tutti
i suoi tirsi!
Nessuna
cosa
mi
fu aliena;
nessuna
mi sarà
mai,
mentre comprendo, mondo
Laudata
sii, Diversità
delle
creature, sirena
del
mondo! Talor non elessi
perché
parvemi che eleggendo
io
t'escludessi,
o
Diversità, meraviglia
sempiterna,
e che la rosa
bianca
e la vermiglia
fosser
dovute entrambe
alla
mia brama,
e
tutte le pasture
co'
lor sapori,
tutte
le cose pure e impure
ai
miei amori;
però
ch'io son colui che t'ama,
o
Diversità, sirena
del
mondo, io son colui che t'ama.
Vigile
a ogni soffio,
intenta
a ogni baleno,
sempre
in ascolto,
sempre
in attesa,
pronta
a ghermire,
pronta
a donare,
pregna
di veleno
o
di balsamo, tòrta
nelle
sue spire
possenti
o tesa
come
un arco, dietro la porta
angusta
o sul limitare
dell'immensa
foresta,
ovunque,
giorno e notte,
al
sereno e alla tempesta,
in
ogni luogo, in ogni evento,
la
mia anima visse
come
diecimila!
È
curva la Mira che fila,
poi
che d'oro e di ferro pesa
lo
stame come quel d'Ulisse.
Tutto
fu ambìto
e
tutto fu tentato.
Ah
perché non è infinito
come
il desiderio, il potere
umano?
Ogni gesto
armonioso
e rude
mi
fu d'esempio;
ogni
arte mi piacque,
mi
sedusse ogni dottrina,
m'attrasse
ogni lavoro.
Invidiai
l'uomo
che
erige un tempio
e
l'uomo che aggioga un toro,
e
colui che trae dall'antica
forza
dell'acque
le
forze novelle,
e
colui che distingue
i
corsi delle stelle,
e
colui che nei muti
segni
ode sonar le lingue
dei
regni perduti.
Tutto
fu ambìto
e
tutto fu tentato.
Quel
che non fu fatto
io
lo sognai;
e
tanto era l'ardore
che
il sogno eguagliò l'atto.
Laudato
sii, potere
del
sogno ond'io m'incorono
imperialmente
sopra
le mie sorti
e
ascendo il trono
della
mia speranza,
io
che nacqui in una stanza
di
porpora e per nutrice
ebbi
una grande e taciturna
donna
discesa da una rupe
roggia!
Laudato sii intanto,
o
tu che apri il mio petto
troppo
angusto pel respiro
della
mia anima! E avrai
da
me un altro canto.