Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO SECONDO - ELETTRA

7 - A uno dei mille

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7 - A uno dei mille

 

O vegliardo, consunto come l'usto

dell'àncora che troppe volte morse

con sue marre i tenaci fondi, pregno

del sale amaro,

splende la gloria sul tuo vólto adusto

quando nelle fortune indaghi l'Orse

e t'argomenti di campar tuo legno

cercando il faro?

 

Quando torni dall'isola dei Sardi

carico, e taciturno al tuo timone

stai rugumando il tuo masticaticcio,

tese le scotte,

a tratti co' tuoi grigi occhi non guardi

per l'ombra se tu scorga il tuo Leone

fiammeggiare laggiù sul sasso arsiccio

contro la notte?

 

E quando poi governi a prender porto,

maggio illustrando la città dei Doria,

non cerchi tu quella che a Quarto eresse

magra colonna

la modestia del popolo risorto,

per figurarvi in sommo la Vittoria

che sul gran cor parea ti sorridesse

come tua donna?

 

Tu non rispondi. Solo ascolti i vènti

e disputi talor con la tempesta.

Hai crudo e breve il motto a dir tua noia,

e più non dici.

Tua vita va tra due divini eventi,

tra bonaccia e fortuna; e quella gesta

la scrisser già su le tue vecchie cuoia

le cicatrici.

 

Ond'io ti priego che mi sii benigno,

o tu che troppo sai d'amaro sale,

se consecrarti ardii questi miei carmi

tumultuanti.

In van chiesi al tuo mar che nel macigno,

nell'invitto macigno sepolcrale,

volesse per l'eternità foggiarmi

strofe giganti.

 

Ma tu vi sentirai correre, sopra

al rosso bulicame, odor salmastro;

romoreggiar v'udrai l'onda nemica

come il frangente;

vi rivedrai quale t'apparve all'opra

Colui che fu buon calafato e mastro

d'ascia, d'ogni arte artiere, dell'antica

tirrenia gente.

 

Io ne cercai l'imagine sicura

entro gli occhi tuoi tristi, in cor tremando.

Eri presso il cordaio per rinnovare

tue gomenette;

seguivi l'arte della torcitura,

il crocile, la pigna, il naspo; quando

su le tue labbra le parole amare

lessi non dette.

 

«Il torticcio dell'àncora s'è rotto.

Rinnovarlo non giova. Orvia, tralascia!

Per flagelli e capestri, o cordaio, l'acre

canape torci.

La terza Italia si distende sotto

ogni bertone come una bagascia.

E Roma all'ombra delle querci sacre

pascola i porci

 

 

 


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