Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO SECONDO - ELETTRA

8 - La notte di Caprera

III.

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III.

 

Ed or sen va il Ligure pel suo

Tirreno. Guarda vigile, dalla prua

che non ha rostro, se non vegga la rupe

brulla apparir tra i nugoli; o seduto

resta sul sacco delle semente a lungo,

tutto pensoso della seminatura

nei magri solchi e delle sue lattughe

anco e de' suoi magliuoli e de' suoi frutti.

Novera già col pensier nel suo chiuso

la scarsa greggia, e le lane valuta,

i negri velli ed i candidi, cui

non mai segnò la robbia; alla futura

prole sorride, e allarga la pastura

sopra il macigno. In quale tempo ei fu

pastore? Quando migrò con la tribù

su le grandi orme dei padri alle pianure?

Quando agli armenti cinse i fuochi notturni,

fatta la sosta presso la fonte pura?

Mondo di strage, ei beve il vento. I flutti

crespi e canuti accorrono ver lui

come le bianche pecore per l'azzurra

erba; ed ei sa il suono che le aduna.

D'antico tempo gli sovviene. Di tutto

quel che fu ieri non gli sovviene più.

Apre così le braccia la Natura

subitamente al buono figliuol suo

per riposarlo, sopra il suo petto ignudo,

di tanto sangue e di tanta ventura.

E il figlio a lei così volge dischiusa

la sua divina anima di fanciullo.

 

 


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