Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO SECONDO - ELETTRA

8 - La notte di Caprera

VIII.

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VIII.

 

Ma la grandezza di ciò che fu compito

s'alza e sovrasta alla notte sublime,

sovrasta al cuore di colui che ha sorriso,

occupa la solitudine, vince

la pace, infiamma l'ombra; non ha confine

in breve nome. O Italia, i Mille, i Mille!

Ali fulminee delle Vittorie latine,

rapidità della forza e dell'ira

su le riviere del sangue, alte e succinte

vergini d'oro, messaggere vestite

di vento, immenso amor di Roma, chi

si chiamerà fra voi l'eguale di

quella che un volo su da Calatafimi

sino al Volturno volò senza respiro

e dissetò la sua gran sete alfine

sol nelle vene di Leonida ucciso

un'altra volta? Pianto alla Porta Pila,

silenzioso pianto alla dipartita,

coro di donne liguri! Ultimo addio

di ferree madri ai giovinetti figli!

Divinità rivelata nei cigli

umani e primo tremito delle prime

stelle nel puro cielo primaverile!

Più dolce maggio in terra non fiorì.

Navi sospinte nel mare dal respiro

stesso dei petti eroici, dal destino

e dalla febbre, dalla speranza invitta

e dal prodigio, piene di melodìa

e di ruggito, nell'oscuro periglio

illuminate dai baleni d'un riso

silenzioso, con la prora diritta

a gloria e a morte, a un punto e all'infinito!

Rapida gioia de' bei delfini amici

nel solco, méssi d'un rinnovato mito!

Stelle augurali dell'Orsa al grande ardire,

accesa in cielo bandiera del naviglio!

Più alto sogno in Dante non salì.

 

 


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