Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO SECONDO - ELETTRA

8 - La notte di Caprera

IX.

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IX.

 

Chino la fronte, sparte le sue semente

il Dittatore, sotto la sua lucerna

che per le mura d'ombre e di luci crea

notturne vite coi lunghi aliti della

notte. È gran vento alle finestre: geme,

sfida, minaccia, rugge, ulula, intermesso.

La man nell'atto a quando a quando trema.

Fissi alla gesta son gli occhi del veggente.

L'anima eterna è cinta di baleni.

Ei vede, ei vede il patrio mare ardente,

i suoi vascelli nel fulgido silenzio

misteriosi come due giganteschi

spiriti, fatti leggieri dall'ebrezza

che vi s'aduna, dal sogno che vi ferve,

come le navi dei templi dalla prece:

e il primo approdo, Telamone col segno

dell'Argonauta, le odorifere selve

dell'Argentaro, la pallida Maremma

tinta del sangue gallico, ove raccese

Mario la febbre di Minturno ed il ferro

trasse dal piè degli schiavi, ne fece

spade battute per la strage crudele.

E l'altro monte, e l'altro monte ei vede,

l'Erice azzurro, solo tra il mare e il cielo

divinamente apparito, la vetta

annunziatrice della Sicilia bella!

 

 


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