Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Laudi
Lettura del testo

LIBRO SECONDO - ELETTRA

8 - La notte di Caprera

XIII.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

XIII.

 

Or si ricorda ei ben del sorso tristo;

e il cuor gli duole d'un lento presagire

(riarderà l'agosto su le cime

dell'Aspromonte torbido, e di vermiglie

bacche il novembre allegrerà le infide

macchie a Mentana). Ei vede il buono Elìa

col piombo in bocca laggiù su la collina

dei sette cerchi; e laggiù sul sottile

istmo, a Milazzo, entro i maligni intrichi

delle paludi e dei canneti, ritto

il suo Missori bellissimo che uccide

i cavalieri. Ode il grifagno Bixio

che nel più folto della mischia gli grida:

«Dunque così voi volete morire?».

Subitamente Deodato Schiaffino,

quel da Camogli, il biondo, gli apparisce:

il marinaio biondo che gli somiglia,

occhi cilestri, d'oro la barba e il crino,

ma più membruto, più alto, d'una stirpe

ingigantita nel travaglio marino.

Subitamente gli apparisce supino,

a mezzo il colle, nel sangue che invermiglia

tutto il pianoro. È caduto così

l'alfiere, primo all'assalto. Garrisce

dopo lo schianto la bandiera investita,

come da un vento d'ira, dal grande spiro:

e sul torace come sur un macigno

fanti e cavalli s'azzuffano in prodigi

di furia, e tutta la virtù dell'estinto

ecco risorge viva in un cuore vivo,

ed è il torace dell'eroe come un plinto

alla grandezza d'un altro eroe. «Così

dunque volete morire?» Un leonino

fremito scuote il Dittatore. Ei mira

sé nel gigante biondo che gli somiglia,

nel marinaio ligure che morì

com'ei vorrebbe. Cupo aggrotta le ciglia;

con gli occhi fissi interroga il Destino.

 

 


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL