Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO SECONDO - ELETTRA

8 - La notte di Caprera

XIV.

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XIV.

 

E dalla morte sorge l'ombra di Roma.

Come il pastore dell'Agro spaventoso

nel ferin sangue porta germe nascosto

d'antica febbre che sùbita riscoppia

mentre di sotto l'arco dell'acquedotto

inaridito ei guata fuggir l'ora

su l'erba e sta con l'anima gravosa

ch'ebbe immutata per geniture molte

dal tempo quando con solfo e con alloro

Pale odorava la pecora feconda:

conosce il segno del vigile malore,

conosce il gelo che in foco si risolve;

la sua vita alla vorace forza:

ed ei ben sa ch'ella non abbandona

se non l'ossame, e guata fuggir l'ora

per l'erba e sta con l'anima gravosa

e brucare ode la pecora d'intorno:

così l'insonne sente dal più profondo

sangue salir la febbre sacra, il morbo

divino, ardore immedicabile, odio

ed amore ambi indomati, onde il corpo

arde e la mente, sacra febbre di Roma,

ultima vita terribile del suolo

esercitato dai padroni del Mondo.

 

 


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