Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Laudi
Lettura del testo

LIBRO SECONDO - ELETTRA

8 - La notte di Caprera

XX.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

XX.

 

Or s'è placato il cuore in quel suo puro

atto di fede e in quell'offerta. Il giusto

seminatore, innanzi ch'ei s'induca

al meritato sonno, innanzi ch'ei chiuda

gli occhi da tanta visione consunti,

getta il buon seme del dolore futuro.

Ascolta il vento, esplorator notturno

che indaga gli antri, che visita le rupi,

che parla e poi tace, tace e poi rugge.

Pensa il piloto: «Reca lungi l'augurio

tu che ben sei vento italico, più

nostro che ogni altro, Maestrale, robusto

tenditor di vele latine, duro

scotitor di latine selve, tu

che tra Ponente e Borea spiri, giù

dalle Alpi insino al Peloro, per tutta

la Italia e segui l'Apennino e le punte

dei promontorii tutte sul mare giungi

in libertà, Maestrale, tu lungi

in questa prima notte reca il saluto

dell'uomo a quella che sta nella pianura

oltre Argentaro, nell'Agro taciturno

che divorò le stirpi, e l'assicura

che a lei pensò l'uomo quando la prua

sciolse da Quarto, ed a lei quando fu

presa la riva, e sempre in ogni pugna

a lei, dal Pianto dei Romani, laggiù,

da Gibilrossa, dal Faro, dal Volturno.

E, come attende l'uomo, tu l'assicura

che a lei verrà se pur sempre all'autunno

segua l'inverno e dall'inverno surga

la primavera. Intanto ei veglia e scruta».

Così promette il piloto di altura

e di rivaggio, l'uomo tirrenio, instrutto

di sapienza pelasga, che misura

senza fallire con l'occhio l'azzimutto

e su la linea di fede sa condurre

il suo naviglio con bussola vetusta,

col buon pinàce di manico sicuro,

privo dell'ago, dell'ago che si turba

strepita impazza smarrisce sua virtù.

«Andremo a poggia e all'orza. Orza di punta

pensa il piloto. E il sorriso si schiude

nel suo oro. «Alle mure dei trevi! Mura

Silenzioso ride: pensa la susta

che tiene a segno l'antenna latina. Una

minaccia arguta par che il suo riso aguzzi.

Ei sa che avrà vento traverso, buffi

di vento obliquo; ma sa come si muri.

E crolla il capo incolpevole. «Orsù

via, che domani si semina!» Nel suo

pensiero ondeggia di biade il sasso brullo.

S'accosta al letto placido ove il lin rude

par che di sale odori, male asciutta

vela che quivi posi dalle fortune.

Il sacco è a piè del letto; l'arme luce

su l'origliere: il sogno eterno illude

quella divina anima di fanciullo.

 

 


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL