Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO SECONDO - ELETTRA

8 - La notte di Caprera

XXI.

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XXI.

 

Or mentre giace, sopra il vento intermesso

ode un belato. Belare ode un agnello

forse smarrito nelle rupi deserte;

per la notte ode una voce innocente

che chiede prega geme trema si perde.

Già sollevato in sul cubito, teso

l'orecchio, ascolta nelle pause del vento.

La voce trema prega geme. «È un agnello

smarrito; cerca la madre» E balza in piedi

il Dittatore. Indossa le sue vesti,

rapido come allor che il pro' Daverio

il tre di giugno entrò dov'ei giaceva

pesto e ferito, urlando «La bandiera!».

Durano affé i buoni usi di guerra,

se bene tace la diana, a Caprera.

Anche allora brillavano le stelle.

Il Dittatore cammina contravvento.

A quando a quando sosta, tende l'orecchio

se mai distingua, tra i colpi del maestro,

sopra gli schianti della risacca, il segno

di quel belare. Conosce dall'altezza

dell'Orse l'ora. Tutto il cielo è sereno.

Le sette Guardie tramontan sul Tirreno.

Il buon piloto mira le chiare stelle

dei marinai, le dolci Gallinelle

sul collo al Toro, nell'ala pegasèa

Markab, in bocca al Cane Sirio ardente,

e su la spalla d'Orione Adhaèr,

e Vega e Arturo e Canòpo e la Perla.

D'antico tempo or gli sovviene. Regge,

nella memoria, col pollice l'anello

dell'astrolabio e studia come ascenda

un astro e come si colchi, nel silenzio

dei mari. Gira sul capo il ciel sereno.

L'isola acclive è come una galèa

grande che sola navighi verso terre

lontane. Il vento cade. Ed ecco l'agnello

chiama la madre nelle rupi deserte:

s'ode la voce che trema prega geme.

«O creatura di Dio, dove sei persa

Ed ecco un che di bianco, un che di lieve

nell'ombra, come una falda di neve

intiepidita da una pena vivente.

L'uomo si china verso la pena, sente

il vello, prende con le mani leggiere

la creatura di Dio, l'alza, la tiene

fra le sue braccia, l'accoglie sul suo petto.

Non fu pastore ei forse? Gli sovviene

d'antico tempo quando migrò col gregge

alle pianure su l'ampia orma paterna,

quando di fuochi notturni cinse il gregge,

fatta la sosta intorno alla cisterna.

L'anima sua ora è come la terra,

è come il mare, è come il firmamento,

come la forza delle stirpi guerriere

e pastorali che nel cominciamento

furono, come la verginità fresca

del primo sguardo che dalla cosa espresse

il mito, come la meraviglia ingenua

animatrice che d'ogni cosa fece

una bellezza e la favola breve

dell'uom fallace converse in gioia eterna.

 

 


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