Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO SECONDO - ELETTRA

8 - La notte di Caprera

XXII.

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XXII.

 

Col novel peso pianamente sen va

alla sua casa, portando nelle braccia

la creatura che tuttavia si lagna,

che chiama chiama, che chiama la sua madre.

Il vento cade, il mare s'abbonaccia,

il ciel s'imbianca. Ei sente nella faccia

pungere l'uzza mattutina, e la guazza

piovere sente su l'oro della barba

che si confonde con quella dolce lana.

«O creatura, non posso io darti latte»

dice il pastore sorridendo al belato

che non si placa. «Tu chiami la tua madre.

Dove sarà ella? Molto lontana?

E veggo già che s'avvicina l'alba;

sicché non giova tornare alla mia casa;

ma giova a te avere la tua madre

che anche ti chiama, che ha la poppa gonfiata

di molto latte che tu ti beverai

Ed ei si gode nel suo cuore piegando

a un'altra via, però che bene ei sa

la via del chiuso ove la greggia scarsa

attende l'ora della pastura. L'alba

stampa nel ciel le sue dita rosate

quando all'ovile giunge, all'ovile fatto

di schiette pietre che scelse di sua mano

e poi commesse e legò con la calce

e vi coprì tutto il tetto di lastre

pulite ed anche vi fece di legname

sodo la porta, come artiere d'ogni arte

ch'ei fu, che sempre sarà finché le braccia

gli reggeranno. Or, mentre giunge, il cane

lo riconosce come riconobbe Argo

sul concio il dire del molto travagliato

Odisseo; sì lo riconosce il sardo

mastino, forte, fulvo, e balzagli innanzi

e gli fa festa. Ma, dal chiuso, al richiamo

della deserta creatura la madre

risponde. Senza indugio il pastore apre

la porta e càuto depone al limitare

di pietra il redo che, su le oblique zampe

lanose, come un infante traballa,

bela dal roseo muso, per l'ombra calda

saltella in cerca della poppa gonfiata.

Chino alla porta, dell'avido poppare

si gode l'uomo incolpevole; è pago;

ché buono ei stima l'odore della calda

lana nell'uzza che punge aspra di sale,

e invero sol gli rincresce d'un pane,

d'un pan che manca alla sua lieta fame

mattutina. «Ecco che è fatta l'alba.

Riconterò le mie pecoreTaglia

una verga, entra nel chiuso, e caccia il branco.

Nitrire i suoi cavalli di battaglia

ode all'aperto. Respira: «Oh Libertà!».

Poi, sufolando ne' modi della Pampa

e dell'Oceano, pascola verso il mare.

 

 

 


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