Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO SECONDO - ELETTRA

24 - Canto augurale per la nazione eletta

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24 - Canto augurale per la nazione eletta

 

Italia, Italia,

sacra alla nuova Aurora

con l'aratro e la prora!

 

Il mattino balzò, come la gioia di mille titani,

agli astri moribondi.

Come una moltitudine dalle innumerevoli mani,

con un fremito solo, nei monti nei colli nei piani

si volsero tutte le frondi.

Italia! Italia!

 

Un'aquila sublime apparì nella luce, d'ignota

stirpe titania, bianca

le penne. Ed ecco splendere un peplo, ondeggiare una chioma...

Non era la Vittoria, l'amore d'Atene e di Roma,

la Nike, la vergine santa?

Italia! Italia!

 

La volante passò. Non le spade, non gli archi, non l'aste,

ma le glebe infinite.

Spandeasi nella luce il rombo dell'ali sue vaste

e bianche, come quando l'udìa trascorrendo il peltàste

su 'l sangue ed immoto l'oplite.

Italia! Italia!

 

Lungo il paterno fiume arava un uom libero i suoi

pingui iugeri, in pace.

Sotto il pungolo dura anelava la forza dei buoi.

Grande era l'uomo all'opra, fratello degli incliti eroi,

col piede nel solco ferace.

Italia! Italia!

 

La Vittoria piegò verso le glebe fendute il suo volo,

sfiorò con le sue palme

la nuda fronte umana, la stiva inflessibile, il giogo

ondante. E risalìa. Il vomere attrito nel suolo

balenò come un'arme.

Italia! Italia!

 

Parvero l'uomo, il rude stromento, i giovenchi indefessi

nel bronzo trionfale

eternati dal cenno divino. Dei beni inespressi

gonfia esultò la terra saturnia nutrice di messi.

O madre di tutte le biade,

Italia! Italia!

 

La Vittoria disparve tra nuvole meravigliose

aquila nell'altezza

dei cieli. Vide i borghi selvaggi, le bianche certose,

presso l'ampie fiumane le antiche città, gloriose

ancóra di antica bellezza.

Italia! Italia!

 

E giunse al Mare, a un porto munito. Era il vespro.

Tra la fumèa rossastra

alberi antenne sàrtie negreggiavano in un gigantesco

intrico, e s'udìa cupo nel chiuso il martello guerresco

rintronar su la piastra.

Italia! Italia!

 

Una nave construtta ingombrava il bacino profondo,

irta de l'ultime opere.

Tutta la gran carena sfavillava al rossor del tramonto;

e la prora terribile, rivolta al dominio del mondo,

aveva la forma del vomere.

Italia! Italia!

 

Sopra quella discese precìpite l'aquila ardente,

la segnò con la palma.

Una speranza eroica vibrò nella mole possente.

Gli uomini dell'acciaio sentirono subitamente

levarsi nei cuori una fiamma.

Italia! Italia!

 

Così veda tu un giorno il mare latino coprirsi

di strage alla tua guerra

e per le tue corone piegarsi i tuoi lauti e i tuoi mirti,

o Semprerinascente, o fiore di tutte le stirpi,

aroma di tutta la terra

Italia, Italia,

sacra alla nuova Aurora

con l'aratro e la prora!

 


 


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