Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO TERZO - ALCYONE

5 - L'ulivo

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5 - L'ulivo

 

Laudato sia l'ulivo nel mattino!

Una ghirlanda semplice, una bianca

tunica, una preghiera armoniosa

a noi son festa.

 

Chiaro leggero è l'arbore nell'aria

E perché l'imo cor la sua bellezza

ci tocchi, tu non sai, noi non sappiamo,

non sa l'ulivo.

 

Esili foglie, magri rami, cavo

tronco, distorte barbe, piccol frutto,

ecco, e un nume ineffabile risplende

nel suo pallore!

 

O sorella, comandano gli Ellèni

quando piantar vuolsi l'ulivo, o côrre,

che 'l facciano i fanciulli della terra

vergini e mondi,

 

imperocché la castitate sia

prelata di quell'arbore palladio

e assai gli noccia mano impura e tristo

alito il perda.

 

Tu nel tuo sonno hai valicato l'acque

lustrali, inceduto hai su l'asfodelo

senza piegarlo; e degna al casto ulivo

ora t'appressi.

 

Biancovestita come la Vittoria,

alto raccolta intorno al capo il crine,

premendo con piede àlacre la gleba,

a lui t'appressi.

 

L'aura move la tunica fluente

che numerosa ferve, come schiume

su la marina cui l'ulivo arride

senza vederla.

 

Nuda le braccia come la Vittoria,

sul flessibile sandalo ti levi

a giugnere il men folto ramoscello

per la ghirlanda.

 

Tenue serto a noi, di poca fronda,

è bastevole: tal che d'alcun peso

non gravi i bei pensieri mattutini

e d'alcuna ombra.

 

O dolce Luce, gioventù dell'aria,

giustizia incorruttibile, divina

nudità delle cose, o Animatrice,

in noi discendi!

 

Tocca l'anima nostra come tocchi

il casto ulivo in tutte le sue foglie;

e non sia parte in lei che tu non veda,

Onniveggente!

 

 

 


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