Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
L'allegoria dell'autunno
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Ai Veterani adunati in San Martino della Battaglia

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Ai Veterani adunati
in San Martino della Battaglia

Veterani adunati per il lucentissimo rito di giugno in San Martino della Battaglia,

tra il Santuario e il Casale, tra il Roccolo e la Selvetta, l’antica virtù dei fanti d’Italia ci illumina più d’ogni faro dalla torre dei porti, senza scomparizioni o ecclissi.

Io dico che eguaglia e supera forse la gloria degli opliti ateniesi eternata fra il Pentèlico e la spiaggia di Maratona. Quando il Re diede il segno dell’ultimo assalto i nostri battaglioni gittarono i zaini e assalirono l’avversario correndo di gran lena, come avean fatto gli opliti di Atene e di Platea. Com’essi, amarono il ferro; che del coraggio è il compagno più fido. Furon pari alla bufera che balenava e tonava sul loro impeto.

Veterani, il paragone non mi serve se non a significarvi che in San Martino splende una sommità del valore italiano come ad esempio splende sul Montello. Il grido di San Martino, ne’ secoli de’ secoli, è alto come il peana di Maratona.

Dalla mia ala che s’inclina io getto a voi tutti i miei fiori del Vittoriale perché da voi sieno intrecciati alle cerimonie di questo rito d’amore e d’orgoglio.

Ma date, o Veterani, i miei garofani più sanguigni alla prodezza sublime dei Cavalleggieri di Monferrato, nel nome di quel fante carsico che fu Cavalleggiere di Alessandria.

24 giugno 1859 – 26 giugno 1927.

Gabriele d’Annunzio



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