Svégliati,
Ermione,
sorgi dal
tuo letto d'ulva,
o donna
dei liti.
Mira
spettacolo novo,
gli Iddii
appariti
su l'Alpe
di Luni
sublime!
Occidue nubi,
corone
caduche su
cime
eterne.
Ma par che
s'aduni
concilio
di numi
grande e
solenne
tra il
Sagro e il Giovo,
tra la
Pania e la Tambura,
e che
l'aquila fulva
del
Tonante
su le
sante
sedi apra
tutte le penne.
Oh
silenzii tirrenii
nel
destero Gombo!
Solitudine
pura,
senz'orme!
Candore dei
marmi lontani,
statua non
nata,
la più
bella!
Dormono i
Monti Pisani,
grevi, di
cerulo piombo,
su la
pianura
che dorme.
Altra
stirpe di monti.
Non han
numi, non genii,
non
aruspici in lor caverne,
non impeti
d'ardore
verso i
tramonti,
non
insania, non dolore;
ma dormono
su la pianura
che dorme.
Oh Alpe di
Luni,
davanti
alla faccia del Mare
la più
bella,
rupe che
s'infutura,
oh Segno
che l'anima cerne,
grande
anelito terrestro
verso il
Maestro
che crea,
materia
prometèa,
altitudine
insonne,
alata,
Inno senza
favella,
carne
delle statue chiare,
gloria dei
templi immuni,
forza
delle colonne
alzata,
sostanza
delle forme
eterne!