Quale
delle Ore
che mi
conducesti
viventi e
furon larve
cinerine
quando il
sole disparve
nella
triste sera,
o Ermione,
quale
delle Ore marine
ch'ebbero
il tuo volto
e le tue
mani e le tue vesti
e la tua
movenza leggiera
e ciascuno
de' tuoi gesti
e ogni
grazia che tu avesti,
o Ermione,
quale
delle vergini Ore
che
mansuefecero col solo
silenzio
il mar selvaggio
quasi che
accolto
se l'avessero
in grembo
come un
fanciullo torvo
per
blandire il suo duolo
sorridendo,
o Ermione,
quale
delle Ore divine,
con gli
occulti beni
che tu le
désti,
t'accompagna
nel viaggio
di là dai
fiumi sereni,
di là
dalle verdi colline,
di là dai
monti cilestri?
Quella che
raccoglie
su la
sterile sabbia
le negre
foglie
della
querce sacra,
o Ermione,
creature
dei monti
macere dal
sale amaro,
cui rapì
dalla balza
il vento e
diede al flutto amaro
che le
travaglia
e le
rifiuta?
Quella che
guarda il faro
lontano su
la rupe nuda
ove il
flutto si frange,
o Ermione,
l'insonne
occhio ardente
che già
volge i suoi fochi
per il
deserto specchio
infaticabilmente?
Quella che
inclina
pensosa
l'orecchio
su la
conca marina
e ascolta
la romba
della
voluta
e odevi la
tromba
del
Tritone che chiama
la Sirena
perduta,
o Ermione,
e odevi il
mar che piange
la sua
Sirena perduta?
Quale
delle Ore,
quale
delle Ore marine,
con gli
occulti beni
che tu le
désti,
col
segreto linguaggio
che le
apprendesti,
o Ermione,
t'accompagna
nel viaggio
di là dai
fiumi sereni,
di là dalle
verdi colline,
di la dai
monti cilestri,
o Ermione,
di là
dalle chiare cascine,
di là dai
boschi di querci,
di là da'
bei monti cilestri?