Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO TERZO - ALCYONE

60 - L'otre

II.

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II.

 

E vòto fratel fui della bisaccia

grinzuta ch'ebbe la cipolla e il tozzo

in coniugio. E non più rempiuto al pozzo

fui, non udii crosciar la secchia diaccia,

 

ma dalla mamma copiosa udii

crosciare emunto il latte nel presepio

occluso. Per indùlgere al mio tedio

nova sorte mi fecero gli iddii.

 

Gonfio di latte, anch'io ubero parvi

più capace e men roseo. Notturno

pendevo nel presepio taciturno,

come gli uberi sotto i materni alvi.

 

Ma non mai tanto l'otre ebbesi amica

la pace come allor che, in su lo scorcio

dell'autunno, s'apparentò con l'orcio

per favore di Pallade pudica.

 

Pacifera è l'oliva e tarda e pingue.

da poi che gemuto ha sotto la mola,

si raddolcisce e più non fa parola;

mentre la garrula acqua ha mille lingue.

 

Or pieno fui di castità palladia

e di silenzio. Tacito ascoltava

pulsar la tempia fievole dell'ava

e il pane lievitare nella madia.

 

D'improvviso, una notte, mentre vòto

giacea sul palco fra i minori otrelli,

venne un bifolco tutto irto di velli

e seco trassemi a un officio ignoto.

 

Duro il suo pugno parvemi qual sasso

e l'ugna adunca qual branca di belva.

Tramontavano l'Orse. Ad una selva

orrida, in riva al fiume, arrestò il passo.

 

Quivi nel sangue prono era disteso

il suo nimico. Gli troncò la testa

con una falce; e quella mozza testa

prese a' capegli, e me carcò del peso.

 

Subitamente mi rempiei del nero

sangue. E disse il falcato al teschio: «Avevi

tu sete? Orbè, se t'arde sete, bevi,

nell'otro che t'ho acconcio, il vin tuo mero».

 

E il teschio e il sangue dentro ei mi serrò.

Gonfio ero fatto, ed ei mi sollevò.

Su la riva del fiume ei mi portò.

In mezzo alla corrente ei mi scagliò.

 

Fervido era anco il buon licor doglioso.

O uom che m'odi, acqua di fonte, bianco

latte, olio lene, quanto ebbi nel fianco,

non vale il sangue tuo meraviglioso!

 

Entro di me fu breve e immensa guerra,

ismisurata e rapida tempesta.

Non parvemi serrar la tronca testa

ma contenere l'orbe della Terra.

 

Poi nel gel fluviale in grumo e in sanie

si converse quel peso; e la corrente

mi voltò per le ripe, oscuramente

trassemi verso le contrade estranie.

 

 


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