Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Laudi
Lettura del testo

LIBRO TERZO - ALCYONE

60 - L'otre

III.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

III.

 

Era l'aurora quando in mezzo ai salici

mi rinvenne l'Egìpane biforme.

Uom che m'odi, il tuo spirito che dorme

più non vede gli antichi numi italici!

 

Vivon eglino pieni di possanza:

hanno il fiato dei boschi entro le nari;

i gioghi venerandi han per altari,

e di sé fanvi testimonianza.

 

Più non li vedi, o uomo. Nel tuo petto

il cor si sface come frutto putre.

E la Terra materna invan ti nutre

de' suoi beni. Tu plori al suo conspetto!

 

Mi rinvenne l'Egìpane divino.

Possentemente rise in suo pél falbo;

poi tolsemi per trarmi di fra gli àlbori

umidi: mi credea gonfio di vino.

 

Dava schiocchi la lingua sua salace

mentr'ei m'aprìa. Ma pél non gli tremò

quando scoperse il teschio e il grumo; «»

disse «nell'otro il capo del gran Trace

 

E sopra l'erba mi sgravò del reo

peso, mi scosse. Poi raccolse il teschio,

lo rotò, lo scagliò forte nel Serchio

gridando: «Tu non sei capo d'Orfeo

 

Tal era il riso de' suoi denti scabri

quale un rio lapidoso. Allor nell'acque

chiare mi terse; m'asciugò. Gli piacque

anco d'enfiarmi co' suoi curvi labri.

 

Pieno fui del divino afflato, pieno

fui del selvaggio spirito terrestro!

Venne allora il Panisco, che mal destro

era nel nuoto, al bel fiume sereno.

 

E il nume padre a lui mi diede; ed io

tenerlo a galla seppi, io lo sorressi

nel nuoto quando i piccoli piè féssi

troppo agitava celere disìo.

 

Molto l'amai. Dall'ombelico in giuso

di pél biondiccio qual cavriuoletto

era ma liscio il rimanente, eretto

il codìnzolo, un po' lusco e camuso.

 

Tenérmigli solea sotto l'ascella

ove appena fiorìa qualche peluzzo

rossigno; e avea del suo cornetto aguzzo

tema non mi bucasse per rovella,

 

rapido era il pueril corruccio

s'ei districava il piè dall'erba acquatica

o alzar vedeva l'anatra selvatica

o sentiva guizzar da presso il luccio.

 

Viride Serchio in tra due selve basse!

Mattini estivi, quando il bel Panisco

biondetto sen venìa, cinto d'ibisco

roseo, con suoi lacci e con sue nasse!

 

Troppo, ahimè, destro erasi fatto al nuoto.

Omai fendeva le più rapide acque;

sì che più giorni e più l'otre si giacque

solo nel limo, e alfin rimase vòto.

 

 


«»

IntraText® (VA2) Copyright 1996-2013 EuloTech SRL