Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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NOTE AL LIBRO DI MEROPE

9 - La canzone di Mario Bianco

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9 - La canzone di Mario Bianco

 

Le due prime terzine alludono alla giovanissima figlia di Bartolomeo Colleoni, a quella vergine Medea sepolta nella stupenda Cappella costrutta in Bergamo dall'arte di Giovan Antonio Amadeo, dell'architetto scultore che lavorò al fronte della Certosa di Pavia e all'interno del Duomo di Milano. Vedi nelle Città del Silenzio i tre sonetti su Bergamo.

 

Francesco Nullo (1826-1863) bergamasco condusse nelle Cinque Giornate la sua colonna di prodi, con prodezza senza pari. Fu, poco dopo, nel Trentino alfiere potentissimo. Militò alla difesa di Roma nella legione dei lancieri. Fu in Bergamo alcun tempo prigioniero del Governo austriaco. Dal 1859 al 1862 seguitò il generale Garibaldi, dando continue prove di valore sublime. Nel 1863, con sedici bergamaschi ed altri pochi giovani d'altre province, partì per soccorrere la Polonia insorta. Il cinque maggio, nella giornata di Krzykawka, rimase ucciso sul campo da una palla che gli forò il petto generoso.

Così egli è rappresentato a Palermo, nella Canzone di Garibaldi:

 

«Il maschio

Nullo a cavallo oltre la barricata

con la sua rossa torma, ferino e umano

eroe, gran torso inserto nella vasta

groppa, centàurea possa, erto su la vampa

come in un vol di criniere...».

 

Paràlia era detta la trireme sacra che, ornata di ghirlande, trasportava la teoria a Delo.

 

Mario Bianco nacque in terra d'Abruzzi, a Fossacesia, nell'antica regione frentana. Quivi, sopra un'altura querciosa che domina l'Adriatico, sorge la Basilica di San Giovanni in Venere, così detta dal ricordo di un tempio di Venere Conciliatrice che coronava il promontorio. Insigne d'architettura, la Badia fu ricca, potente e variamente mista alla storia religiosa e civile dell'Abruzzo chietino. Nel 1194 vide dalla sottoposta marina partire le galèe di quella Quarta Crociata che doveva rinnovare l'egemonia italica nel bacino orientale del Mediterraneo e fondare l'Impero latino.

Nell'immenso spazio di mare, che la vista abbraccia dall'altura sonora di querci, appariscono in lontananza le Tremiti, le isole che gli antichi chiamarono Diomedee dal nome di Diomede figlio di Tideo, socio di Ulisse; perché la tradizione recava che quivi i compagni del guerriero si fossero trasfigurati negli uccelli marini che abitavano le rupi e accoglievano con grandi clamori di giubilo chiunque di stirpe ellenica vi approdasse.

 

I marinai morti nello sbarco di Bengasi furono sei: Gianni Muzzo di Gallipoli, Alfieri d'Alò e Giuseppe Carlini di Taranto, Nicolò Grosso di Carloforte, Salvatore Marceddu di Cagliari, Giovanni de Filippis di Salerno. Il guardiamarina Mario Bianco comandava due cannoni sbarcati a viva forza e situati su le dune della Giuliana, a ostro della Punta. Egli fu sorpreso alle spalle da uno stuolo di Turchi e di Arabi che vennero all'assalto con grande impeto. Mentre dirigeva il fuoco de' suoi uomini e rispondeva egli medesimo scaricando la sua pistola, fu colpito da una palla all'inguine. Perdeva sangue; non volle essere sorretto; continuò ad animare i suoi marinai. A ostro della Giuliana, sotto un gruppo di palme, cadde. Il suo corpo fu veduto riverso nella sabbia, con le gambe penzoloni nella fossa d'una trincera dove un colpo d'una delle nostre mitragliatrici aveva abbattuto e ridotto in orribile carname un mucchio di venti Arabi.

La terzina che reca le parole: «Ricòrdati ed aspetta» è formata con emistichii tratti dai sonetti che fanno da preludio ai Canti della morte e della gloria cominciando:

 

«O Verità cinta di quercia, canta

la tristezza del popolo latino...»

 

«La gloria fu» sono le prime parole del terzo sonetto, che finisce con questi versi qui citati ad onore:

 

«Alziamo gli Inni funebri, sul gregge

ignaro, alla Potenza che ci lascia,

alla Bellezza che da noi s'esilia.

Implacabile è il Canto, e la sua legge.

E però leva su, vinci l'ambascia,

Anima mia. QUESTA È LA TUA VIGILIA»

 

E così comincia l'ode piena di presagio che prelude ai Canti della ricordanza e dell'aspettazione:

 

«Il sole declina fra i cieli e le tombe.

Ovunque l'inane caligine incombe.

UDREMO SU L'ALBA SQUILLARE LE TROMBE?

Ricòrdati e aspetta».

 


 


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