Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO QUINTO - CANTI DELLA GUERRA LATINA

5 - Preghiere dell'Avvento

2 - PER LA GLORIA

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2 - PER LA GLORIA

 

Dio d'Italia, cui Dante il duro viso

incotto dalla vampa dell'Inferno

tende e, non vinto dal fulgore eterno,

guata con occhi di rapina fiso;

 

Dio d'Italia, che gli uomini di parte

cementarono vivo in pietre conce,

il sangue cittadin con le bigonce

mischiando nella calce a far lor arte;

 

Dio d'Italia, bellezza che il titano

Michelangelo in cupola ed in volta

girò, tagliò nel sasso, amò raccolta

nell'ossatura del dolore umano;

 

Dio di gloria, tu fa questo giudicio

della gloria, tu giudica di noi

per la palma, considera gli eroi,

guarda alla fede e pesa il sacrificio.

 

Dicean eglino: «Dove sono i vostri

morti? Quante migliaia di migliaia

falciò ne' vostri solchi l'operaia

assidua? Dove l'ugne e dove i rostri?

 

Dove i combattimenti disperati

a corpo a corpo, lama contro lama?

Chi vi devasta i campi? chi v'affama?

chi vi rempie le vie di mutilati?

 

Avete appreso a vivere sotterra,

fitti nel fango sino alla cintura?

Dentro il fetore della sepoltura

avete appreso a prolungar la guerra?

 

Avete appreso a mordere la mota?

avete appreso a mordere la neve?

e quando non si mangia né si beve?

quando il calcio s'incrosta nella gota?

 

e quando non si veglia né si dorme?

quando mastichi il sangue del compagno

e non sai, o t'impigli nell'entragno

caldo, o ti volti su qualcosa informe?

 

Avete appreso a riconoscer l'ombre

della follia, che genera il fragore,

quando si cala, giù per le gran more

dei morti occhiuti, alle trincere sgombre?

 

Avete appreso, posti in una croce

di fuoco, a mascherarvi come i mimi?

a brancolar, nelle agonie sublimi,

ciechi d'un pianto stupido ed atroce?

 

Avete appreso che la guerra è bassa

bisogna, frode lùgubre, immondizia

dolosa? e ch'è sigillo di giustizia

lo stival lordo quando schiaccia e passa?

 

Dove sono le donne con nel seno

due rosse piaghe, Amàzoni dell'onta?

dove i validi figli con l'impronta

di poltronìa, col pollice di meno?

 

Quante delle città vostre ridenti

son arse e diroccate? quanti altari

disfatti? quanti senza focolari

popoli in lacrime e in stridor di denti?

 

Contiamo. Avete appreso ben quest'arte?

Quegli che più patisce e che più dura

diritto avrà di primogenitura

sul gran retaggio, avrà la miglior parte».

 

E si divincolavano ruggendo

sotto le suola del nemico. I loro

campi erano pantani roggi. L'oro

colava come il sangue, ed era orrendo.

 

Le donne non avevano più mani

da giugnere, ma moncherini oranti.

Le cattedrali non avean più santi

che pregassero in sommo agli archi vani.

 

Il fanciullo copriva il limitare,

supino. La canizie pia del vecchio

era dispersa come pennecchio

arido non finito di filare.

 

Tutte le dolci cose erano spente

senza pietà. Tutte le cose sacre

non erano più sacre. Il fumo acre

del sangue soffocava il Dio vivente.

 

Rase città lungo putride gore,

borghi in cenere sopra nere pozze

guardava solo, irto di membra mozze

e d'occhi fissi, il dementato Orrore.

 

L'Italia era in disparte. Taciturna

volgeva la sua faccia verso il mare

sùpero. Udiva il rombo aquilonare

percuotere la grande Alpe notturna.

 

L'ombra mordeva il suo bel capo stretto

fra i rostri della sua naval corona.

Come chi forte nel pensier tenzona,

ella anelava dal quadrato petto.

 

Di sé nutriva il suo divino male.

Come l'eroe delle speranze inulto,

parea patire un avvoltoio occulto

che le rodesse il fegato immortale.

 

Basso intorno al suo cruccio solitario

era il susurro d'un mercato immondo.

Non vedea, non udia, nel suo profondo

travaglio, ella. Guatava l'avversario.

 

E diceano i suoi blandi parasiti,

diceano i delicati proci: «O fiore

della terra, o benigna Italia, amore

degli uomini, ubertà degli iddii miti,

 

o nostra grazia, o nostro eterno aroma,

o nomata qual miele nella bocca,

o più dolce dell'aria che ti tocca,

o più bella del nome che ti noma,

 

qual è mai questo cupo fuoco ond'ardi

negli occhi tuoi d'aquila giovinetta?

Ti proteggan gli iddii, o prediletta

degli iddii tutti! L'Iddio tuo ti guardi!

 

Cesare è cenere, e smarrito è il dado.

Or sei tu osa ritentar le sorti?

dietro a te fremono le coorti

come al grifagno sul fatale guado.

 

Duro nemico: in vento di Croazia

è polvere di guasto, afa d'incendio.

Ogni bellezza ei tiene in vilipendio.

Mal ti difenderebbe la tua grazia.

 

O nostra grazia, o balsamo giocondo

per ogni cura, unguento dell'esiglio,

tra tutte le contrade quale il giglio

è tra le spine, voluttà del mondo,

 

o di noi vecchi bruna Sunamita,

tu sei pur sempre tutta quanta bella,

Italia! Ogni tua pietra t'ingioiella,

ogni tua gleba è un ùbero di vita.

 

Ti spiamo di sopra alle rovine,

o di noi vecchi bianca Bersabea.

Chi s'ardirà con l'ispida trincea

turbar l'azzurro delle tue colline?

 

Sèrbati a noi, sèrbati a noi perfetta

pe' lunghi ozii che a noi farà la pace

candida. Non ti giova il dado audace

trarre. Ma dormi su' tuoi lauri e aspetta».

 

Ella balzò con fremito selvaggio

squassando la corona e la criniera,

ebra di forza, ebra di primavera,

ebra di morte, ebra di te, o Maggio.

 

O maschio Maggio, turbine solare,

inno vasto di giubilo, o torrenti

di giovinezza, o sùbiti torrenti

di sangue, verso l'Alpe e verso il mare!

 

Diceva il Patto: «Dove sono i tuoi

morti?». Dal Chiese gelido all'Isonzo

precipitoso, nel romano bronzo

ella eternava il gaudio degli eroi.

 

Eccoli, Dio d'Italia, i nostri morti.

Li raccogliamo su le grandi cime,

dove l'anima e l'aere sublime

sono la solitudine dei forti.

 

Dio di gloria, tu fa questo giudicio

della gloria, tu giudica di noi

per la palma, considera gli eroi,

guarda alla fede e pesa il sacrificio.

 

Di poi verranno i savii partitori

e distribuitori della terra;

sicché ciascuno, giusta la sua guerra,

godrà la parte e succerà gli onori.

 

Ma tu fa, Dio d'Italia, che al tuo cenno

gittiam nelle bilance lor cortesi

un ferro ancor temibile, che pesi

più della spada barbara di Brenno.

 

12 decembre 1915.

 

 


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