Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
Laudi
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LIBRO QUINTO - CANTI DELLA GUERRA LATINA

6 - Il Rinato

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6 - Il Rinato

 

Non videro la stella d'oriente

i magi, non andava innanzi a loro

ella per scorta su le nevi ardente;

 

non improvviso udiron elli il coro

dei Messaggeri in Betleem di Giuda

prostrandosi; non mirra incenso ed oro

 

offersero alla creatura ignuda

sopra la paglia della mangiatoia

calda di fiati nella notte cruda;

 

né, curvi in calca sotto la tettoia

radiosa, i pastori di Giudea

intonarono cantico di gioia.

 

S'ebbe natività nella trincea

cava il Figliuol dell'uomo; e solo quivi,

messo in fasce da piaghe, si giacea.

 

Fasciato di tristezza era tra i vivi

e i morti, solo; e il ferro e il sangue e il loto

erano innanzi a lui doni votivi.

 

E non piangea, ma intento era ed immoto.

Laude gli era il rimbombo senza fine

per il silenzio delle nevi ignoto;

 

cantico gli era il croscio delle mine

occulto; gli era aròmato il fetore

ventato su dalle carneficine.

 

E sanguinava in fasce; ed il rossore

si dilatava come immenso raggio,

sicché tutti i ghiacciai parvero aurore,

 

tutte le nevi parvero il messaggio

dei prossimi, l'ombra fu promessa

di luce, il buio fu di luce ostaggio.

 

Ed intendemmo la parola stessa

del suo profeta: «Un grido è stato udito

in Rama, un mugolìo di leonessa,

 

un lamento, un rammarico infinito:

Rachele piange i suoi figliuoli, e guata

l'ultimo suo non anche seppellito.

 

Non è voluta esser racconsolata

de' suoi figliuoli che non sono più.

Una cosa novella, ecco, è creata.

 

Il Signore ha creata una virtù

nella carne. Quel ch'apre la matrice

Ei farà santo. Ei semina quaggiù

 

una semenza d'uomini». Ora dice

una voce: «Io farò rigermogliare

in carne i tuoi germogli, o genitrice.

 

Ritieni gli occhi tuoi di lacrimare,

ritieni la tua gola dal lamento;

perché come la rena del tuo mare

 

t'accrescerò, come la rena al vento

ti spanderò. Eccoti i tuoi figliuoli

moltiplicati dal combattimento.

 

Senza sudarii tu, senza lenzuoli,

li seppellisci ed io li dissotterro.

Rifioriranno ai tuoi novelli soli,

 

alla nova stagione ch'io disserro».

E quivi il Figliuol d'uomo era, il Rinato;

e quivi erano il loto e il sangue e il ferro.

 

E con fasce da piaghe era fasciato;

e sanguinava senza croce, come

per il colpo di lancia nel costato.

 

Ma «Colui ch'è il più forte» era il suo nome.

 

1 gennaio 1916.

 

 

 


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