Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO QUINTO - CANTI DELLA GUERRA LATINA

7 - Per i combattenti

I.

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7 - Per i combattenti

 

I.

 

Signor di sangue, Dio dei combattenti,

non a te supplichiamo con la faccia

alzata, non leviamo noi le braccia

verso te, non gli altari tuoi cruenti

 

serviamo con le man protese o giunte

né ti cerchiamo noi con la preghiera

nostra nei luoghi altissimi, di sfera

in sfera, tra le tue falangi assunte;

 

ma ci prostriamo con la fronte bassa,

ma contro il suolo noi poniam la fronte

nuda, poniamo il viso nelle impronte

umili, il fiato dove il piede passa,

 

c'inginocchiamo, o Dio della battaglia.

dove la Patria è nostra, nella mota,

nell'erba, nella strada che la ruota

solca, nel campo che l'aratro taglia,

 

dove la zolla è come nostra polpa,

dove il fiore è un pensiero di mill'anni

intimo e fresco in noi come gli affanni

segreti dell'infanzia senza colpa,

 

dove la foglia è un cuore che si frange,

dove il sasso è la vertebra scolpita

d'una potenza che in un'altra vita

fu nostra, dove tutto parla e piange,

 

dove tutto per noi ricorda e spera,

dove a noi l'acqua è lacrime e rugiade,

dov'è l'autunno tutto quel che cade

di noi tristi, dov'è la primavera

 

tutto quel che di noi si rinnovella

e gemma e fa di noi virgulto e ramo;

quivi, Signore Iddio, c'inginocchiamo

quivi chiniam la fronte, ch'è più bella;

 

perché, Nostro Signore, non nei cieli

sei ma sotterra sei, ma sei profondo

nel nero suolo, occulto sei nel mondo

di giù, Dio che col fuoco ti riveli;

 

e non hai cura delle tue felici

selve, non nutri il seme, non concedi

al germe il fimo fendere, ma i piedi

dei combattenti sono le radici

 

della tua primavera annunziata

dall'Arcangelo, i piedi dolorosi

dei combattenti, i piedi sanguinosi

dei figli nella terra insanguinata,

 

Signor di sangue, e tutto il lor dolore

e nella terra una fecondità

per sempre, nella terra una bontà

per sempre, un spino, un eternale ardore.

 

 


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