Gabriele D'Annunzio: Opera omnia
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LIBRO QUINTO - CANTI DELLA GUERRA LATINA

8 - Per i cittadini

V.

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V.

 

Quando colui che perse il figliuol primo

bevuto sino all'ultima sua stilla

dal sitibondo Carso

che mai non si disseta,

e il suo secondo ne' ghiacciai scomparso

di da quella mèta

che si trapassa per non ritornare,

e il terzo sul calcàre

candido come ossame

al gelo della luna,

riverso, incoronato con le spine

di ferro ch'ei tagliò tra legno e legno

confitti come croce al sacrificio

dell'eroe sovrumano;

quando colui non piange segno

di lacrime ma pone la sua mano

su la spalla dell'ultimo suo nato,

su l'omero del fresco adolescente

fulgido di bellissimo dolore,

che ricevuto ha in sé la grazia e il sangue

dei suoi fratelli e il fiato

come se dentro il calice d'un fiore

si celebrasse nova eucaristia;

quando colui non piange ma per via

con la man dolcemente

sospinge il giovinetto e l'accompagna

e l'offre e lo sacrifica e lo dona

e dice all'Indicibile «Perdona

se più non ho che questo,

ma questo prendi e me con lui se valgo»:

quivi è l'Iddio verace,

e sia lodato.

 

 


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